Direttore Centro CURIAMO (Centro Universitario di Ricerca Interdipartimentale Attività Motoria) - Università degli Studi di Perugia
Sono numerosi gli studi in letteratura sugli effetti fisiologici a lungo termine dell’esercizio fisico aerobico; i principali sistemi che vengono modificati sono il cardiovascolare, il muscolo-scheletrico, l’endocrino-metabolico e l’immunitario e la sfera psichica.
I benefici a carico dell’apparato cardiovascolare riguardano miocardio, circolo coronarico e periferico. A livello coronarico è stato dimostrato:
1) un aumento del diametro interno delle arterie coronarie maggiori,
2) l’incremento del flusso coronarico massimale,
3) la neoformazione di arteriole e capillari,
4) la riduzione della reattività vascolare coronarica e
5) un’aumentata efficienza del trasporto di ossigeno.
Nel miocardio di soggetti allenati si verifica una riduzione del consumo cardiaco di ossigeno che è soprattutto conseguente al minore post-carico per la riduzione delle resistenze periferiche. La riduzione delle resistenze periferiche è, a sua volta, legata alla diminuzione del tono simpatico con prevalenza del tono vagale e spiega il calo della pressione arteriosa sia sistolica che diastolica, stimabile tra i 2- 5 mmHg nei normotesi e 5-15 mmHg nei soggetti affetti da ipertensione arteriosa essenziale.
Nel muscolo scheletrico la pratica regolare dell’esercizio fisico aerobico porta ad una modificazione della composizione in fibre del muscolo striato e di alcuni componenti dei miociti. E’ stato dimostrato l’aumento selettivo delle fibre muscolari lente (rosse), del loro contenuto in mitocondri, lo sviluppo di nuovi capillari muscolari e l’aumento dell’espressione in superficie dei GLUT-4, trasportatori del glucosio insulino-sensibili.
L’incremento della massa muscolare associato alla parallela riduzione della massa grassa cambia sostanzialmente la composizione corporea; la massa magra rappresenta più del 90% del peso di un soggetto ben allenato rispetto al 75-80% riscontrabile nei soggetti sedentari a parità di peso. Diversi studi epidemiologici dimostrano chiaramente la relazione inversa tra stato di forma fisica (VO2max) e sindrome metabolica. La VO2max dipende da una efficiente funzione mitocondriale; nella obesità associata al diabete vi sono multiple alterazioni della funzione mitocondriale correggibili mediante l’attività fisica aerobica che può migliorare anche del 30 % la VO2max, soprattutto, nei soggetti sedentari e poco allenati.
Il miglioramento della composizione corporea e della sensibilità insulinica si associa ad un assetto lipidico meno aterogeno (HDL aumentato, Trigliceridemia e LDL piccole e dense ridotte) con diminuzione di oltre il 50% della mortalità per eventi cardiovascolari. Sul sistema immunitario l’attività fisica moderata ha effetti positivi in quanto migliora le risposte umorali e cellulari (linfociti T). Tra gli altri effetti benefici riportati in letteratura va segnalata la riduzione statisticamente significativa dell’incidenza di cancro del colon e della mammella, di fratture ossee ed il miglioramento della sensazione di benessere con una chiara azione antidepressiva, più evidente nelle ore successive all’allenamento.
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