martedì 15 ottobre 2013

Uta, 13-10-13. Il battesimo del Trail, di Lello Collu.



La sveglia è puntata alle 7:15. Mi attende il battesimo del trail.

Infatti oggi è in programma la prima edizione della “Trail Monte Arcosu” gara UISP organizzata dalla società sportiva “Futura” di Cagliari.
La notte mi son girato e rigirato nel letto, non per l’ansia della gara ma per un fastidiosissimo dolore all’anca sinistra. Sono incerto fino all’ultimo. La 18 km non la posso assolutamente fare per mancanza di tempo (il pomeriggio devo recarmi a lavoro). Farò la 10 km ma quel dolore mi scoraggia un po’. Ma si ci vado, tuttalpiù mi faccio una passeggiata tranquilla invece di tirarla.
Esco di casa e vedo un bellissimo cielo sereno. L’aria frizzantina e il tiepido sole, alle 8 del mattino, e di buon auspicio per la gara ma quel dolore non mi lascia in pace un attimo.
Paolo dell'Uta 2000
Durante il tragitto in macchina, il display mi segna 12 gradi. Osservo con attenzione le montagne che oggi dovrò valicare. Nulla a che vedere con le gare di trail, ultratrail e skyrace che si svolgono nel nord Italia ma, dolore o no, difficoltà o no devo per forza farla cavolo!

Parte del percorso lo conosco come le mie tasche, meta di collinari fatti quest’estate a cadenza quindicinale, realizzati proprio in quei sentieri. Partenza e arrivo nell’ingresso dell’oasi WWF.
 La Riserva di Monte Arcosu o Oasi di Monte Arcosu, è un'area protetta di proprietà del WWF Italia, ubicata in Sardegna. Fra le oasi naturalistiche del WWF è la più estesa in Italia, con 3600 ettari di superficie, di cui 3000 acquisiti nel 1985 e altri 600 nel 1996. La finalità prioritaria della riserva è la salvaguardia del Cervo sardo e del suo habitat naturale. L'interesse naturalistico di quest'oasi si estende tuttavia ad altri esemplari della fauna, alla flora, al paesaggio. Nell'insieme, la riserva di Monte Arcosu s'integra in un'area di 30-35.000 ettari, che ospita la più vasta estensione di macchia, macchia-foresta e foresta mediterranea d'Europa.
Le infrastrutture della riserva comprendono due centri visite e una foresteria, itinerari didattici differenziati e recinti faunistici per scopo didattico.
Io e il mitico Gianni
Arrivo e si presenta il primo problema: sono arrivato un po’ tardi è devo trovare un parcheggio. Infilo la mia piccola station wagon in un “mezzo parcheggio” piegandola come una graziellina e mi reco nel banchetto per il ritiro del pettorale.

Mi aspettavo meno atleti. Ieri si è svolta la “Urban Trail Race” in notturna nel centro storico di Cagliari. Invece i partecipanti a questa gara sono proprio tanti e la gara di ieri sera non li ha scoraggiati nonostante i 10 km serali. Alcuni faranno la 18k bella tosta, io purtroppo dovrò ripiegare sulla 10 k visto che mamma Bekaert mi attende a braccia aperte dalle 13:30 alle 22:30.
col megafono: Andrea Culeddu
della "Futura" Cagliari
Dopo il ritiro del pettorale incontro due degli organizzatori che conosco molto bene: Paolo dell’Uta 2000 e Andrea della “Futura Cagliari” storici ed indispensabili collaboratori nell’organizzazione della maratonina di Uta che si svolgerà tra poco più di un mese.
Incontro anche il collega Gianni accompagnato dalla moglie Monica, anche lui decide all’ultimo momento di partecipare. Breve riscaldamento ed ci si presenta tutti alla partenza. Andrea, col megafono, da una breve descrizione della gara e del percorso, molto utile ai profani come me. Del percorso ne spiega le sue difficoltà, i consigli relativi ai sorpassi in single track e soprattutto parla di dislivelli e pendenze. Io ascolto distrattamente e sento 30/35%. Onestamente non me ne sono preoccupato poi cosi tanto dei dettagli tecnici relativi alle pendenze. Durante la gara pagherò questa leggerezza.
Via si parte!

Quanto sarà passato dal via? Mezzo secondo? Forse meno. Di una cosa son sicuro. Mai fatta una gara con questa cattiveria.
Partenza cattiva. tutti (o quasi) dietro!
5 metri e mi ritrovo 2° con un atleta che, d’avanti a me viaggia con un bel 4:20 min/km. Sarà l’unica volta che guarderò il Garmin.
Un km di saliscendi su sterrato poi ci si infila in un single track. Zigzag in un’area picnic e poi subito guado di un fiume. No so dove ho messo i piedi ma pietre tondeggianti e scivolose non le ho nemmeno viste. Quell’atleta era li e io dovevo stare attaccato come una patella. Subito dopo il guado comincia la salita. Primo tratto corribile per la pendenza esigua ma il tracciato non è regolare. Vado abbastanza veloce, con un occhio a dove metto i piedi e l’altro all’atleta d’avanti a me. Porca paletta sta scappando! Pochi metri e le pendenze si fanno più serie. Ora si cammina, e lo prevedevo, ma quell’atleta sembra uno stambecco. Va veloce pure con quelle pendenze.  Si fermerà prima o poi? Naaaa non è uno stambecco, è un geco. Corre pure in verticale! Forse è meglio ripiegare con la camminata. Ogni tanto lo scorgo. Cammina pure lui in pieno stile trailman. Mani nelle ginocchia, ma rispetto a me lo fa più veloce. Decido di rallentare e aspettare un drappello di altri 3 atleti che, non  mi ero accorto erano dietro di me. Si arriva al quarto km, il punto più alto del percorso. Lo spettacolo è mozzafiato ma anche la fatica mozza il fiato! Si corre per 2 km sulla cresta della montagna in mezzo ad una vegetazione fitta. Graffi sulle gambe, sfiondate di rami sul viso ma si va senza pensare, e pure veloce.
scorcio della gara
Al km 5,5 l’atleta in testa al drappello gira verso il tracciato dei diciotto e restiamo in tre. Imbocchiamo una mulattiera, spianata dai bulldozer 3 giorni fa. La discesa e ripida, scivolosa e fangosa. Le scarpe affondano sul terreno sdrucciolevole per almeno 5 cm. Li ricordo i consigli del miei amici Osvaldo e Bradipo, espertissimi in ambito trail. Corro a zigzag a mò di “slalomista”. Ed in effetti la tecnica da i suoi frutti. Mollo i compagni di viaggio e corro spedito con il mio passo. Li mollo per pochissimo tempo. Infatti anche loro corrono alla stessa maniera. Non ho alcuna intenzione di seguirli. La seconda parte della discesa è ancora più ripida. La paura di ruzzolar giù vince e rallento un po’, questa volta i miei compagni di viaggio sono avanti a me e la distanza si dilata un po’.  Finita la mulattiera si riprende il sentiero e si affronta una discesa che conosco molto bene: “Su Tragu”. A questo punto gioco a carte scoperte. Spingo fino a riprender chi mi aveva lasciato poco prima. Il primo si pianta di botto e rallenta vistosamente. Con l’altro rimaniamo appaiati quasi fino alla fine. In discesa, complici le sue “leve” più lunghe delle mie, mi da paga. Recupero però nei falsopiani in salita. Ultimi, bastardissimi 100 metri in discesa e li non c’è storia. Giunge all’arrivo lasciandomi 5 metri indietro. Applausi dei presenti.
arrivo da applausi!
Ecco, gli applausi. All’inizio li attribuivo alla spettacolare battaglia finale. L’assenza di altri atleti al punto ristoro mi ha però insospettito. Incontro un organizzatore e, alla domanda di chi era arrivato primo nella 10k mi risponde candidamente : ”quello che era li avanti a te, guarda che hai fatto secondo Lello!”.
Stupore, sorpresa. :” è uno scherzo vero?” rivolgendomi a Monica. “ no no Lello! Sei secondo!”
A quel punto ci credo davvero. Ma ti pare che io arrivo in queste gare secondo??? Saremo stati in due allora! Ed invece no. Gli atleti che hanno percorso la 10k sono parecchi. Ad alcuni, sulla carta più forti di me su bitume, li ho dati anche 7/8 minuti.
Sarà la cattiveria che mi pervaso dal primo metro di gara? Sara che sto diventando un atleta veloce? sarà che mi son scoperto trailman a 43 anni? Sara culo? Non lo so ragazzi so solo che ero felice come una Pasqua!
Aldilà del piazzamento, che comunque mi fa felice, l’esperienza del trail è stata più che positiva. È comunque una distanza esigua ma le difficoltà di questo percorso rendono l’intensità dello sforzo paragonabili se non superiori ad una mezza maratona “tirata al limite”, con la differenza che qui di bitume nemmeno l’ombra.
secondo col vinello...
Tirando le somme il trail è una bella realtà che spero di bissare il più presto possibile, magari in percorsi più lunghi.
 L’organizzazione, dalla consegna dei pettorali, la cura del tracciato e la festa finale ha svolto un lavoro impeccabile sotto tutti i punti di vista. La cornice paesaggistica e la splendida giornata ha chiuso il cerchio.
Un’ultima cosa: il “geco” che mi ha preceduto nei primi km è arrivato pure lui secondo nella 18k. Probabilmente anche lui ha sbagliato qualcosina nella condotta di gara.
Ma, almeno per me, se sbagliare tattica vuol dire arrivar secondi, è un gran bel sbagliare!

Racconto tratto dal blog di Antonello Collu "Brancaleone Running Armada".

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