Dublino mi accoglie con un fantastico sole pomeridiano.
Chi pensa che questa nota andrà oltre i soliti accorgimenti tecnici della corsa, ha fatto bene ad iniziarla, chi non ci ha pensato sta facendo bene a continuare a leggerla, anche se sarà lunga. E' sabato pomeriggio finalmente atterro in Irlanda, è la prima volta che la visito. Sistemo velocemente in albergo la valigia e mi dirigo con una certa impazienza al Marathon Expò della Dublin Marathon. Dove ritirerò il mio pettorale di gara e mi farò il consueto giro fra gli stand specializzati dell'attrezzatura da corsa e delle scarpe. Il centro è situato in un quartiere ricco di pub (strano) che traboccano di ragazzi e ragazze con sciarpe e magliette azzurre e bianche. Scopro dopo che siamo nel quartier generale del Leinster Rugby di Dublino. E' un'invasione pacifica e festosa di celeste, blu e bianco che risaltano all'inconsueto sole pomeridiano. Il giorno prima della maratona, visto il clima, entro da Penny's, un centro commerciale a buonissimi prezzi, compro un paio di pantaloni da tuta e un paio di guanti di lana che userò prima della partenza mentre mi scaldo, visti gli 8°! Inizia poi la “disperata ricerca” di un luogo dove facciano una pasta più o meno commestibile o che gli assomigli, Riccardo, il mio amico che con la scusa della mia maratona mi ha accompagnato per una vacanzina, è paziente e mi asseconda, sa che questi due giorni non potrò fargli compagni con McDonald's vari e pinte di Guinness. Troviamo un posto dove non ci spellano eccessivamente e dove mangio del pollo su “un letto di mezze penne al pesto”... il tutto condito con della panna! Sorvolo sulla pasta scotta ma almeno il gusto supera di gran lunga l'aspetto! La sera va meglio, un bel piatto di spaghetti 5 alla bolognese in un ristorante italiano e pane a volontà! Il carico di carboidrati è più o meno completato. Ho la sveglia alle 6.30 ma alle 6 (le 7 in Italia) mi arriva un sms, è il mister Giuliano Massidda che mi incoraggia e mi scrive le ultime raccomandazioni sul fatto di restare tranquillo e andare a passa regolare! In effetti, sono sveglio da almeno un'ora, ho le stesse sensazioni della maratona di Firenze (la mia prima 42km). Il sms era totalmente inatteso e ne sono felice, ulteriore carica! Finalmente esco dall'hotel e mi incammino verso il luogo della partenza circa 15 minuti a piedi. Dublino si sta svegliando, una leggerissima foschia invade le strade, non c'è un'anima, ad eccezione di taxi che sfrecciano, qualche macchina e dei bus urbani (oggi è lunedì 29 ma qui è festa), e da ogni viuzza saltano fuori come funghi persone tutte imbacuccate, in tuta sportiva, tutti con la sacca “Dublin Marathon” sulle spalle, chi solo, chi a coppie, chi a gruppi. La via principale verso la start area si popola sempre più di sacche bianche che camminano. E' una scena che la vedi in ogni maratona al mattino presto quando t'incammini verso il luogo della partenza. Dico fra me e me “ci siamo quasi”, penso a tutto, a questi mesi di preparazione, al fatto di avere molte sensazioni positive, al fatto che voglio fare un bel risultato e ai tanti amici che a casa attenderanno di sapere com'è andata e pure di leggere questa nota! Passo dopo passo, l'aria e il freddo secco ti tagliano la faccia. Ne approfitto e chiamo Andrea, il mio amico e compagno storico di allenamenti e gare, il suo in bocca al lupo mi aiuto a smorzare la tensione, telefono al mister il quale festoso al telefono mi dice - “Wèè com'è?? Allora? Pronti? Regolare e calma, ok? Regolare e calma...giuro sto soffrendo con te!” - gli dico che ho capito tutto, lo ringrazio del sms di stamattina e che sono sereno (non è affatto vero carico di tensione!), sicuro lui lo sa e per questo mi ha fatto la battuta che sta soffrendo con me! Prima di salutarlo gli dico - “Ci siamo! Ok ok mister! Ci sentiamo a fine maratona”. Ultima telefonata, come sempre, mio padre per l'imbocca al lupo per dirmi di stare tranquillo e divertirmi, anche mamma mi saluta e mi dice di fare la mia gara. Arrivo alla start area del mio colore di pettorale e dopo aver consegnato la sacca con il cambio mi avvio (altri dieci minuti a piedi) alla mia gabbia di partenza. Inizio a scaldarmi, ma mi accorgo che fa veramente freddo! I pantaloni e i guanti di Penny's sono eccezionali e mi tengono caldo mentre corricchio in attesa del via, manca circa mezz'ora e devo smorzare la tensione. Man mano la gabbia si riempie di altri maratoneti, più si riempie più lo spazio diminuisce, meglio stando stretti avremo tutti più caldo. Quando mancano circa 5 minuti al via suonano l'inno irlandese, vengo travolto da voci che a squarciagola cantano. Mi giro verso un signore vicino che mi guarda e gli domando col mio pseudo-inlgese: “Is the national march?” - “Oh yeah! Yeah!” - “Ok ok because I'm Italian!” e lui col sorriso - “Oh Italian, Good Luck Italy!” - mi stringe la mano e rispondo “You too!”. Ci siamo un suono sordo annuncia la partenza, il serpentone di maratoneti (siamo in tutto circa 15.000) inizia a muoversi e comincia tutto un lancio di felpe, pantaloni, copertine termiche ai lati della strada. Tipico delle partenze. Passo sotto la start line e avvio il cronometro ripeto a me stesso: “Ok ci siamo, calma e tranquillità”. La mia Dublin Marathon è iniziata. Mi libero della felpa e tengo i guanti che prevedo di liberarmi in seguito. Previsione errata li terrò per tutte le 26 miglia (visto che la distanza è segnata in miglia e non in km). Fa un freddo cane, sono in completino da corsa, canotta (dell'Atletica Or) e calzoncini sgambati, guanti e occhiali da corsa, benché il sole non esce fra le nuvole faccio bene a tenermi gli occhiali per tutta la maratona, l'aria fredda mi avrebbe sicuramente fatto lacrimare di continuo (adesso mi spiego perché nel pacco gara avevano distribuito del collirio contro l'arrossamento degli occhi). Iniziano a scorrere le miglia, ma fino al 3° miglio non incontriamo ne blu line sull'asfalto, ne tanto meno indicatori laterali di distanza. Finalmente, all'ingresso di Phoenix Park ecco il primo indicatore 4 mile, intanto il passaggio ai 5.000 è di 21 minuti ossia 4.20min/km. E' un passo che non ho mai usato in maratona ma, ho una sensazione positiva addosso e mi dico che posso tenerlo tranquillamente. E infatti, il passaggio ai 10.000 è di 43 minuti. Improvvisamente mi ritrovo solo al comando di un gruppetto di sei persone, per la prima volta mi capita che sono gli altri a seguire il mio passo e non il contrario. Davanti in lontananza altri corridori e dietro di noi, a buona distanza, altri e altri ancora. Tengo la testa del gruppetto per circa 3 miglia (quasi 5km) poi alcuni aumentano e io non seguo, di proposito, ma sorprendendo anche me stesso continuo a tenere il passo di 4.20min/km! Mi sento bene, sono sereno e cominciano a frullarmi in testa pensieri tipo che oggi è la giornata buona. Mi vengono in mente le parole di Andrea: “Albe devi dirti che oggi è la tua giornata, non quella di quello che hai affianco”. Le gambe girano e gli avampiedi aggrediscono il terreno, di tanto in tanto però, la pianura è rotta da qualche salita più o meno ripida. A lungo andare comincio a pensare che queste salite taglieranno le gambe. Tra viali costeggiati da case a schiera in perfetto stile anglosassone, su due pieni, legno e mattoni, vedo discese e poi salite tra file ai lati di alberi gialli, e foglie che cadono a terra. Il paesaggio è bellissimo, autunnale. La gente, quasi come fosse una festa, esce dalle case e ai lati del nostro passaggio ci urla, ci incita: “Well done! Well done!”. Offrono caramelle di gelatina, caramelle zuccherate, i bambini, essendo tra pochi giorni Halloween, sono mascherati e dai loro secchielli ti offrono le gelatine o ti chiedono di dargli “il 5”! Scene bellissime! Non è vero che questa gente è fredda e che non partecipa! Partecipa e come! E' un tono di calore in questa maratona gelida, dove il venticello che filtra da un isolato all'altro, è freddissimo, ti sferza il viso, le spalle e il petto. Ad un certo punto l'aria ha un inconfondibile odore di... barbecue!! Un signore, in strada, proprio di fronte a casa sua con altri amici sta arrostendo salsicce e hamburgers! E' incredibile, arrostiscono e incitano e offrono, e poi ancora a grigliare, l'odore è nauseabondo specie se stai correndo la maratona! Mi chiedo se qualcuno dei corridori ne prenderà! Intanto ecco in lontananza dopo ancora una salita taglia gambe, il passaggio alla mezza maratona! Guardo il crono 1h32'! Ben due minuti in meno di Firenze, comincio a pensare che stavolta il tempone nuovo è alla mia portata, mi dico che metà è andata, altri 21km e abbiamo finito! Ho la sensazione che il tempo scorra veloce, che la mezza sia quasi “volata” mi dico - “cavolo sto correndo già da 1h e mezzo e non mi sembra!”. Poi, miglio dopo miglio, il percorso rientra verso la città, la folla inizia ad aumentare, sto “viaggiando” verso il 30°km sempre costante a 4.20min/km. Di solito la crisi è in agguato da questo km in poi. Stavolta penso e dico a me stesso che se arriverà passerà, come ogni momento difficile che tanto prima o poi passa, che è solo mentale, mi è stato ricordato anche da due amici maratoneti, Luca e Valentino che sono in procinto di partire per New York. Anche Carlo, quando mi rimette a posto i muscoli, mi dice che di solito i keniani si aspettano la crisi e si dicono che la gara comincia allora. Se arriverà voglio affrontarla con questo spirito. Pazzesco guardo il crono 30km in 2h10'00''! Spaccati! Ho sbriciolato, distrutto e polverizzato il tempo di Lugano di ben, dico ben, dieci minuti e di 4 minuti il 30°km corso a Firenze! Adesso la consapevolezza che posso fare bene inizia a prendere forma! Sono regolare da ben 29km! Non cedo minimamente. Scorrono miglia e km, le gambe girano come non mai, 35° 2h32' ancora sette, soltanto sette interminabili km e ho finito! Mi ripeto di tenere la calma! Quando dopo una serie di salite non molto ripide vengo superato da alcuni corridori, mi ricordo le parole del mister: “Buttati avanti muovi bene le braccia che risparmi energie e continui ad andare” e una frase d'incitamento del mio compagno ostacolista Marco Spanu: “Spalle avanti quando stai morendo e tempone è fatto!”. Dopo pochi secondi accorcio la falcata ma non diminuisco il ritmo dei passi e recupero superandoli e lasciandoli in salita quelli che si erano lanciati a gran velocità. Ma quello che non doveva succedere, sta per accadere, dopo una salita e un rettilineo, scorgo una curva, mi dico - "sicuramente sarà una discesa adesso", invece no. Altra salita, più ripida, poi ancora una curva e dietro l'angolo stavolta si apre di fronte a me una salitona, stile film americani nelle cittadine californiane! La gamba sinistra accusa dei problemi, il polpaccio si sta indurendo, è l'inizio dei crampi. In un attimo realizzo che se forse accelero questi passeranno. E' quello che faccio, ma non vado lontano, li bluffo per poco ed eccoli ancora lì presenti e costanti, anzi in aumento! Siamo verso il 37° km, sempre costante a 4.20min/km e cosa mi succede? Che sto rallentando per colpa di questi crampi a soli 5 km dalla fine! Non può essere... mi dico, ho la testa che pensa alla maratona e rimane concentrata e la gamba che non riesce più a muoversi! Intorno il tifo si fa indiavolato, tutti a gridare “Good! Good! Go runner! Let's go!”, ma sto rallentando, sempre più. Al 37° km a una salita che affronto con le ultime energie che mi stanno rimanendo, il dolore è troppo forte e mi fermo. Si mi fermo, e giù sprofondo nell'abisso! Ai lati sempre tanta gente alcune signore in tenuta da bikers con le loro mtb ai lati mi gridano: “Oh no!! Is the last mile! Last mile! Well done! Well done!” (E' l'ultimo miglio, l'ultimo miglio, coraggio bene ben fatto!), le guardo e mi appoggio a un braccio di una di loro, cerco il palo della luce quasi a farmi spazio tra la gente ai lati e le dico “Ok ok!” - e misto inglese misto italiano: “My leg! Crampi! Water? Water?” Mi dicono che non hanno acqua ma solo coca-cola rifiuto mentre mi stiro un po' la gamba provando immediato sollievo. Poi mi ricordo improvvisamente che la coca-cola ha zuccheri, e accetto - “the coke! The coke it's ok!” Ne bevo qualche sorso e la rendo, il crono scorre implacabile! Ringrazio stringendole le mani e riparto, più veloce di prima, recupero alcuni corridori, mi sembra di essere ripartito, dico che forse non tutto è ancora perduto, ma al 38° nuovo stop! Nuovamente tendere la gamba e nuovamente voci - “Is the last mile! Well done! Well done!”. Mi offrono una gelatina, la prendo e riparto, nuovamente sensazione di forza, un signore anziano a bordo strada offre spicchi di arancia da una vaschetta ne prendo uno lo spremo in bocca e di colpo mi svanisce una sensazione mista a sete e bocca impastata. Continuo e al 40° km mi devo rifermare stavolta per una sosta più lunga, le gambe si stanno inchiodando! Non riesco più a far girare la gamba sinistra, mancano 2 km e 195 metri alla fine, il crono segna 4.35min/km di velocità, continuo a rallentare, il total time del mio gps segna 3h05'! La maratona è andata dico! Devo cercare di limitare i danni mentre all'improvviso, dal lato sinistro della strada un ragazzo che sta correndo dietro la folla e segue la maratona mi urla in marcato accento italiano del sud: “Vaiiii Oristano!!! Dai! Oristano non mollare!” Mi giro sorpreso (cioè siamo a Dublino!) lo guardo e gli alzo il pollice in segno di ok e riparto! Tirando fuori le ultime forze che neppure so da dove arrivino, visto che la gamba sinistra è piombo e anche la destra sta dando problemi! Il ragazzo mi urla ancora - “affiancati anche a quel ragazzo con la maglietta nera è italiano come noi! E' un amico, forza ragazzi date tutto adesso, tutto quello che avete!”. Ma io non riesco più ad andare avanti mi vengono in mente tutti gli amici a casa che, so che mi stanno pensando e mi hanno sopportato in questi mesi pre-Dublino, chi mi ha seguito nei lunghi in bici a 30° nei nostri caldi pomeriggi, il mister che mi ha seguito e i compagni di squadra quando dovevamo lavorare sulle ripetute! Mi ricordo che devo tirare fuori la tenacia perché i 4 mori devono arrivare al traguardo! Guardo il mio braccialetto verde porta fortuna che si è incastrato nel guanto, imbocchiamo la strada che passa fronte il Trinity College, ancora una curva e poi il rettilineo finale di meno di un miglio, stringo i denti, dai calzoncini tiro fuori la nostra bandiera coi 4 mori, me la metto sulle spalle tenendo stretto tra i denti i due lembi, a mò di mantellina. La folla sempre più numerosa e tifosa nell'ultimo tratto, ti urla letteralmente nelle orecchie -“Well done! Well done! Let's go!”, a me sembra che stia urlando ancor di più dopo che ho tirato fuori la bandierina, è un impressione che mi fa spingere ancor di più, in lontananza vedo la scritta “Finish line” in blu e verde...mi dico: “Ci sono!” Un singhiozzo mi si ferma in gola, prendo la bandiera in mano la stringo forte e corro veloce, recupero almeno una ventina di posizioni in 300 metri circa, quando mancano circa 50 metri all'arrivo apro la bandiera e a braccia aperte taglio il traguardo coi 4 mori in vista! "Ce l'ho fatta! - mi dico - E' finita!” Mentre fermo il mio crono: 3h16'55''. All'arrivo incanalano i maratoneti verso degli assistenti di gara che ti consegnano le medaglie, la signora dell'organizzazione sorride e mi dice: “You are welcome! Are you happy? This medal...for you!” mentre mi mette al collo la medaglia! “Thank you, thank you! Yes I'm very happy!” mentre la commozione sta prendendo il sopravvento. Impiego ben 20 minuti per prendere la mia roba e cambiarmi, esco dall'area di gara mentre chiamo Riccardo che mi aspetta li fuori tra la folla. Esco e scorgo la sua faccia, mi guarda mentre esco zoppicante con indosso giubbotto e sulle spalle ancora i 4mori, mi tende la mano e mi dice: “Ottimo lavoro!” Ottimo lavoro!”. E' la prima voce amica che sento dopo 3h di corsa e 16 minuti! Lo abbraccio e l'emozione non regge, piango dalla gioia di aver finito! Il risultato in se adesso neppure lo guardo! Gli dico tra le lacrime: "ho migliorato due minuti Barcellona, ho polverizzato di 10 minuti Lugano, maledetti crampi era fatta! Era fatta! Ma sono contento ho capito tante cose!” Cerca di calmarmi e mi dice - “Vuoi un thé caldo?” Non avevo minimamente pensato a un the, improvvisamente, mentre tremo dal freddo, sono zoppo per i dolori, le mani congelate, avere un the bollente nel classico bicchiere take-away è una sensazione divina! Mi appoggio a un paletto spartitraffico in mezzo alla folla e mentre Rik va a procurare il thè chiamo mio padre, ho ancora emotività da vendere, racconto di nuovo a fiume ciò che ho detto a Riccardo e gli dico che la prossima volta andrà meglio! Ma è lui a dirmi che sono stato bravo! “E' un peccato per i crampi ma sei stato bravissimo, non hai mollato fino all'ultimo!”. Poi chiamo come promesso il mister,: “Albert! - mi risponde, ma non riesco a contenere le lacrime, tutta la tensione accumulata in tutto questo tempo sta uscendo fuori ora – com'è? Com'è andata?” - “Mister – tra i singhiozzi - maledetti crampi 3 e 16, ero regolare sino al 37° oggi chiudevo in 3h02 al massimo e..” mi interrompe e mi dice che va bene, va bene lo stesso e che ci prepariamo bene per tutta la stagione che è contento perché sono stato regolare e che: “i crampi succedono, lavoreremo per questo! Adesso beviti un paio di Guinness e divertiti!”. Dopo un bagno bollente in albergo e tre ore di relax a letto esco con Ric, destinazione McDonlad's, lo sto desiderando, quando assaggio la prima patatina fritta è come se avessi mangiato la pasta al forno di mamma! Sono buonissime, mesi che non mangiavo fritti, e finalmente adesso inizia la vacanza, la sera due pinte di Guinness e svariate cazzate ripensando alla maratona! Un km come promesso è dedicato al mio amico Ennio che in ripresa da un infortunio scalpita per tornare quanto prima in gara! Forza Ennio! L'indomani compro Irish Indipendent, c'è un inserto speciale di sedici pagine sulla maratona! Oltre a foto varie la classifica generale e... 1.127°/12.865 - Alberto Cauli ITA 3h16'55'' e 408°/5.271 di categoria - è sempre un piacere leggere il proprio nome sul giornale, specie se straniero! :D Alla fine è stata una maratona di risposte, ho capito che posso andare a una velocità e tenerla a un passo regolare, che devo lavorare forse un po' ancora sui lunghi, che volere è potere, che le gambe ti portano ma la testa è tutto! Ma quando i crampi ti bloccano ti senti come un leone ferito. Lavoreremo per questo! Ho sbriciolato il tempo della 30km della StraLugano, ero andato in Irlanda anche per questo, per "vendicarmi" di quella gara! Ho battuto il tempo della maratona di Barcellona, che da marzo ad oggi, ogni volta che ci pensavo sembrava di avere davanti un muro psicologico insormontabile! E' stato come avere la sensazione di stringere un foglio di carta in mano col nuovo tempo personale scritto, "solo" da portare alla linea del traguardo, consegnarlo agli addetti e farselo convalidare! Ma ogni volta che i crampi mi bloccavano, il foglio volava via dalle mani, ripartivo per inseguirlo, ma appena arrivato vicino nuovamente volava via! Ma prima o poi lo becco...e sento che il momento sarà vicino! Ho visto Dublino col sole e ho corso con 6-8° e un venticello leggero ma secco e tagliente, ho capito da questa 26 miglia che l'atletica ti può dare tante soddisfazioni anche se solo a livello amatoriale, ho capito che l'importanza degli amici a volte la scopri quando meno te l'aspetti, in cose che magari non sono le loro passioni! Ho capito che tanto prima o poi mio padre cederà e lo “trascinerò” a vedere una maratona e all'arrivo andrà lui a prendere il thé! Chi ha fatto maratone sa cosa significa piangere all'arrivo, non c' è cosa più bella! Di questo ho avuto conferma! Poi ho capito che non posso trovare tante risposte, anzi certe risposte sono proprio quelle che non ho trovato... La strada mi attende, perché Dublino e i suoi insegnamenti non li dimenticherò, ho già in testa una prossima tappa..dovrò barattarla con le siepi e i 5.000 col mister, ecco sarà quella la vera sfida! Nell'aereo che mi riporta a casa finisco di leggere la bibbia - "Nati per correre", nelle ultime pagine una frase mi colpisce, è scritta su una casetta keniana, come il tutto il resto del libro li ambientato, recita: "Il fallimento è solo un contrattempo sulla strada del successo"...Volere è potere...
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