(Resoconto inviatomi da Tullio Frau, atleta totalmente cieco).
Zanzibar, l’isola delle spezie. Zanzibar è una splendida isola circondata dall’oceano indiano, una perla verdeggiante di circa 2650 km quadrati, popolata da circa 1300000 abitanti, quasi interamente musulmani.
Zanzibar, l’isola delle spezie. Zanzibar è una splendida isola circondata dall’oceano indiano, una perla verdeggiante di circa 2650 km quadrati, popolata da circa 1300000 abitanti, quasi interamente musulmani.
Il suo interno, ricco di vegetazione di ogni genere, di frutta
tropicale e spezie, ha visto svolgersi la prima edizione della Zanzibar
ultratrail di 99 km
in 4 tappe.
Uno splendido sole ci accoglie. Lasciata una temperatura autunnale alle spalle, il primo impatto è quasi soffocante, ma il saluto dei zanzibarini “jambo, jambo”, ci fa subito scordare la nostra provenienza e ci fa sentire a nostro agio. Il pulmino ci conduce alla località di Kiwenga, dove ci aspetta il resort Mvuvi, una semplice struttura sulla spiaggia. La barriera corallina è lì, a poche decine di metri da riva, sembra voler difendere l’isola dalla furia dell’oceano. Una brezza piacevole ci accarezza il volto, il sole ci scalda non solo la pelle, ma anche il cuore; in 30 atleti siamo venuti dall’Italia per cimentarci in una ennesima sfida.
È domenica 27 ottobre 2013. Nel pomeriggio, dopo pranzo, ha luogo un breve briefing, in cui ci viene esposto e illustrato il regolamento della gara. Seguono il controllo del materiale obbligatorio e la consegna dei pettorali. Ora è tutto pronto, domani si parte.
L’indomani, la
sveglia suona presto. Dopo una abbondante colazione ci si ritrova tutti fuori
dal resort per salire sulle macchine, direzione Mahonda, da qui parte la prima
tappa di 20 km .
Il cuore come al solito è a mille, sembra sempre come la prima volta. Per l’emozione
ho dimenticato in stanza il mio pettorale, ma Patrizio mi rassicura che non è
importante: “Sappiamo chi sei!”, dice, e con una pacca sulle spalle mi incita.
Tutto è pronto: via, si parte alle 8
in punto. Un manipolo di 30 scalmanati e coloratissimi
impavidi atleti si snoda subito nella campagna zanzibarina.
Al mio fianco
Mirjana è attenta e premurosa, il terreno non è dei più facili, anzi direi che
è molto insidioso, la terra rossa che lo caratterizza è durissima e piena di ostacoli:
bassa vegetazione, pozzanghere, cunette, concrezioni, sassi e ogni altro tipo
di insidie. Ma la nostra andatura assume subito una regolarità matematica. Dopo
qualche km, un piccolo imprevisto: si blocca la valvola del mio camelbak. Accidenti,
non riesco a bere! Per un momento sono perso, la tensione mista a terrore, che
faccio? “Non importa - Mirjana mi rassicura - ci sono le mie bottiglie” e
superato il primo momento si riparte attraverso piantagioni di canna da
zucchero, risaie, villaggi ecc.
I km scorrono lenti ma inesorabili sotto le nostre scarpette, tutto intorno profumi indescrivibili, maestosi alberi di mango, foreste intere di alberi ombreggianti, a tratti una leggera brezza ci rinfresca. Io e Mirjana ci conosciamo da poco, abbiamo corso solo pochi km insieme, ci siamo conosciuti a Rovigno dove lei vive, durante una vacanza con la mia famiglia. Ho avuto il piacere di conoscerla nel luglio dello scorso anno, e quest’anno abbiamo corso insieme la maratonina della sua città, ma ora siamo così affiatati che sembra ci si conosca da sempre.
Arriviamo al
decimo km circa, non c’è il ristoro annunciato, ma troviamo fortunatamente qualcuno
che ci rifornisce d’acqua. “Ciao Rita!” “Splendido, dài ragazzi, ci siete,
eccovi un po’ di refrigerio! Via, via, siete grandi!” E così, incitati, riprendiamo
la corsa, un breve tratto di strada asfaltata e poi giù per un sentiero sassoso
e molto insidioso. Un bel vitellone ci sbarra la strada, ci guarda, poi si
sposta per farci passare, il terreno diventa a tratti sabbioso, ma le insidie
non cambiano, si prosegue con costanza. “Attento, salta, spostati a destra, ora
a sinistra!” Mirjana è sempre precisa, tutto fila liscio, ecco in lontananza il
ristoro, per un disguido è stato posto al km 14 ma va benissimo, un pò di
acqua, un pò di frutta e via. Ora un tratto in salita, sassi e solo sassi, la
salita è molto dura, poi un po’ di discesa, scoscesa, un po’ di sentiero
familiare. “Attento, salta, spostati!” Mirjana è attentissima. Passiamo un
villaggio, qualche centinaio di donne cantano e ballano, sembrerebbe un rito
propiziatorio, una funzione religiosa, non sappiamo bene, ci guardano mentre
cantano, noi rispettiamo i loro comportamenti e via via per la nostra corsa, un
breve tratto di sentiero corribile, un po’ di arbusti, ormai manca solo poco per il traguardo, ecco
in lontananza Mkokotoni, splendido! Un abbraccio collettivo ci accoglie: “Bravi,
ragazzi, ce l’avete fatta!” È stata durissima, ma la prima tappa è andata! Ora,
visto che abbiamo un po’ di tempo, ci fermiamo 10 minuti al mercato del
villaggio. Al nostro arrivo tutti si accalcano presso le nostre macchine per
poterci vendere qualcosa, ogni tipo di mercanzia, indumenti usati ecc. un forte
odore pungente di pesce ci investe le narici,
nuvole di mosche: questo è il mercato del villaggio.
Dopo un breve tratto di strada eccoci a Kiwenga, la piscina è il meritato premio della prima giornata, l’acqua calda, una fresca birra a bordo vasca è una meraviglia. Grazie Mirj, sei gentilissima! Ognuno sprizza felicità da tutti i pori. Dopo pranzo l’ombra di una palma sulla spiaggia è quel che ci vuole, così trascorre serena la prima giornata. Domani ci sarà un'altra gara, molto più dura di quella di oggi e così, dopo la cena, ci si prepara per il giorno seguente.
La sveglia è
anticipata di mezz’ora, oggi sono 38 i km, la partenza è dalla località di Mchangani. Tutto è pronto. Anche
qui alla partenza l’attesa è frenetica, il cuore batte fortissimo, l’emozione è
palpabile. Sono teso, Mirj cerca di smorzare la tensione, ma oltre c’è anche un
po di preoccupazione, tanti km in un territorio così ostile non sono facili, ma
che fa? Ormai ci siamo e si parte. Le mie preoccupazioni ben presto si rivelano
fondate, la tensione e l’emozione giocano un ruolo importantissimo in me, le
energie che impiego per non inciampare o per non storcermi le caviglie sono
immense.
Dopo una decina di km incomincio ad accusare i primi cedimenti mentali. Accidenti, ci siamo! La crisi dei primi km: eccola. “Che ti succede”? chiede Mirjana e mi incita. “Dài Tullio, dài, resisti, ce la faremo! Attento, salta, spostati di qua, spostati di là, e via, via”. Si prosegue. Maledizione, mi insulto a voce alta, e tra un tratto sassoso, un tratto scosceso, erbacce, canali, villaggi, foresta e altre insidie, al km 15 ecco il primo ristoro: acqua, acqua, sì, tanta acqua, un po’ di frutta, una bustina di sali e via.
Dopo una decina di km incomincio ad accusare i primi cedimenti mentali. Accidenti, ci siamo! La crisi dei primi km: eccola. “Che ti succede”? chiede Mirjana e mi incita. “Dài Tullio, dài, resisti, ce la faremo! Attento, salta, spostati di qua, spostati di là, e via, via”. Si prosegue. Maledizione, mi insulto a voce alta, e tra un tratto sassoso, un tratto scosceso, erbacce, canali, villaggi, foresta e altre insidie, al km 15 ecco il primo ristoro: acqua, acqua, sì, tanta acqua, un po’ di frutta, una bustina di sali e via.
Ora circa 3 km di asfalto, la crisi
sembra lontana, il ritmo è ripreso costante, qualche atleta si attarda. Dài, ci
incitiamo a vicenda. Alcune persone lavorano a bordo strada, una ci porge una
noce di cocco da bere, il suo succo è dolce, sembra quasi che mi abbia dato una
energia speciale. Il passo è regolare, lasciamo l’asfalto per addentrarci
nuovamente nella boscaglia, foresta di ogni sorta di vegetazione: manghi, cocco,
banani ecc. “Ecco, tocca l’albero del cauciù!” Mirjana mi descrive
minuziosamente tutto ciò che ci circonda. “Ecco i due baobab, qui dovrebbe
esserci il tratto di discesa scoscesa preannunciato da Patrizio. Eccola, una
lunga discesa ripida, sassi e sassi pericolosi”. Ma non importa, il ritmo non
cambia, si va. Di tanto in tanto donne con mercanzie che si spostano da un
villaggio all’altro ci salutano: “Jambo, jambo!” È il loro saluto. Ci sorridono.
Delle mucche ci sbarrano la strada, dobbiamo aggirarle, ci guardano stupite. Andiamo,
andiamo. Il sole è cocente, nel cuore l’emozione di chi sta per compiere
un’impresa fuori dal comune. Intorno un silenzio assoluto, di tanto in tanto
una brezza calda ci coccola.
In lontananza si
sentono rumori di auto, siamo sicuramente in prossimità del secondo ristoro, al
km 26. L’acqua sta per finire, ma eccoci su un tratto di asfalto. No, il
ristoro non è qui, via, via, forse è alla fine dell’asfalto. Infatti, dopo un km,
ecco il ristoro: una meraviglia, tanta acqua, sì, il mio amico James mi
sommerge di acqua, un po’ di frutta, i soliti sali minerali e via. “Dài, ragazzi!”
Ora la parte più dura: 12 km
di strada bianca sotto il sole, una strada dritta, sassosa, Sali e scendi
inesorabili. Il sole del giorno pieno è implacabile, la polvere è
irrespirabile, ma nel cuore e negli occhi la gioia di un bambino. Ormai la
crisi dei primi chilometri è lontana, mi sembra un sogno, le gambe girano
costanti, raggiungiamo altri atleti che si attardano, ormai il traguardo è
vicino. Nicola ci chiede un sorriso per le foto. “Dài che ci siete! Corro
qualche metro con voi.” Ma presto le sue gambe fresche ci lasciano e noi via
via, che ci siamo, ecco il villaggio dei pescatori, la spiaggia di Mujuni beach
è lì. Ecco, il traguardo, 38
km , che felicità! Un abbraccio dice tutto, la gioia e
l’emozione mi impediscono di aprire la bocca, solo un grido liberatore. Via in
acqua, l’oceano accoglie i nostri corpi stanchi ma felici: le scarpe, la maglia,
i pantaloncini, tutto merita di essere immerso in quelle acque limpide che ci
siamo conquistati alla fine di una tappa memorabile.
Ecco che gli ultimi
sono arrivati, tutti siamo seduti sotto la tenda all’ombra, un po’ di pesce
alla griglia preparato lì in spiaggia, una birra fresca. Ma no, anche un’altra!
Sì, oggi ci vuole. Tutti siamo lì, felici, a goderci il meritato riposo. Dopo
mangiato, una breve passeggiata scalzi lungo la spiaggia, con le onde che ci
massaggiano i piedi. La mente vola, la gioia e la soddisfazione non stanno nel
cuore, ci vorrebbe un cuore più grande, grazie Mirjana, hai saputo condurmi al
traguardo con il sorriso, sì, grazie ancora.
Il giorno seguente
prevedeva una sosta. Io, Mirjana e Franco decidiamo di prendere un auto con la
guida e di recarci in città per una visita della capitale Stontaun, quasi tutti
gli altri invece si sono recati a fare una escursione in mare con la barca. Noi
siamo andati dapprima nel giardino delle spezie, dove abbiamo potuto ammirare
ogni sorta di fragranze: pepe, cannella, chiodi di garofano, zenzero,
citronella, cacao, vaniglia, oltre a palme di cocco, banani, manghi,
ananas e molte altre varietà. Dopo di
che ci siamo recati nel cuore della città, dopo aver consumato un pasto frugale.
Abbiamo potuto visitare il cuore della città per poi rientrare in resort per
l’ora di cena. Domani è un altro giorno, e 25 km insidiosi ci aspettano.
Dopo la nostra
abbondante colazione, eccoci in macchina verso la località di Kinjasini, da
dove partirà la terza tappa, 25
km , forse ancora più insidiosi delle altre, ma che
importa? ormai il più è fatto, siamo tutti lì, come per la prima tappa, tutti
impazienti di scatenare, di liberare le energie lungo quei sentieri, quelle
campagne ricche di storia. Via, si parte, e da subito ciò che ci era stato
preannunciato il giorno prima, si rivela verità. Filari di alberi di mango
ombreggiano il percorso, l’aria è umida, il terreno è ancora più accidentato
delle atre tappe: terreni scoscesi, foresta, un po’ di cauciù, di manghi e altre
piante ci segnano il percorso. Un villaggio dopo l’altro ci saluta, le persone
ci guardano con stupore, qualcuno ci grida ciao, altri ci salutano con il classico
jambo. I bambini ci corrono al fianco. Per qualche decina di metri un bimbo molto
piccolo mi prende per mano, corre con me, sembra quasi abbia capito che non ci
vedo; la sua manina mi trasmette
un’energia particolare, provo un brivido lungo la schiena, una lacrima mi
sfugge, io che ho speso dei soldi per venire qui a correre ho pure il coraggio
di lamentarmi? Questo bimbo non ha nulla, eppure è felice…….
Il percorso
continua, il terreno è ricco di insidie, questa volta è caratterizzato dalla
vegetazione lussureggiante. Attraversiamo tratti di foresta che ci regala
ombra, ombra calda, ma pur sempre ombra, e così correndo arriviamo al ristoro dei circa 15 km . Come al solito acqua,
frutta e poi via verso il traguardo. Un tratto di asfalto, una curva a destra
secca con una discesa insidiosissima e
via, via verso il traguardo, ormai manca poco, il sole è alto nel cielo,
una curva a sinistra, e come annunciato il giorno prima, si presenta una strada
bianca e sassosa. Circa 5 o 6
km ci separano dal traguardo, fortunatamente a tratti un
pò di ombra ci ripara dal sole, la salita non è ripida ma lunga, via, via,
ormai dovremmo essere nelle vicinanze, ma non si vede ancora nulla. Mirjana è
sempre attenta, non le sfugge nulla. “Alza i piedi, salta, destra, sinistra e
via! Bravo, attento, dài, non distrarti!” E via, via. Ecco in lontananza il
traguardo di Kjboie, le grida dei primi arrivati si fanno sentire in
lontananza, eccoci! Un abbraccio ci stringe tutti, le lacrime sfuggono al
controllo. “Dài ragazzi, è andata, siete grandi! Bravi, bravi tutti!” Ecco una
banana, un po’ di acqua. Sì, grazie a tutti.
A pranzo e a cena
non si parla d’altro, i tavoli sono ormai diventati come dei gruppi fissi: io,
Mirjana, Giuliana, Roberto, Vera e Paolo siamo diventati amici, tra una risata,
un aneddoto e chiacchiere varie, il momento dei pasti è diventato un appuntamento
piacevolissimo e rilassante. Dài ragazzi, domani solo 16 km ci separano dal
traguardo finale.
La solita
colazione, il breve tratto in auto per raggiungere la località di Matemwe
beach, 16 km
interamente sulla spiaggia fino al traguardo posto di fronte al resort Muvi. Il
cielo è coperto, un leggero venticello ci accarezza, le foto di gruppo si
susseguono. Dài ragazzi, tutti pronti, si parte, via. E subito il terreno
invoglia la corsa veloce, dopo qualche centinaio di metri incomincia a piovere,
una pioggia molto intensa, calda. Tolgo il berrettino per potermela prendere
tutta, sento sollievo con la testa bagnata. Piove a dirotto, per fortuna, se
fosse sole saremo cotti, e via via si corre. Ad un tratto il ristoro, mah, così
presto, ma no! E invece si, eravamo gia a metà percorso. Superato il ristoro,
passiamo il tratto roccioso: attenzione, si scivola, ma via, via, si corre. Incominciamo
a superare, uno, due, tre, e altri atleti che si attardano, mentre li supero
sento i loro sguardi interrogativi. “Ciao Tullio!”, ma non c’è tempo, la
spiaggia invita a correre veloci, mi sto riprendendo la rivincita dei percorsi
per me accidentati, quelli che non mi consentono di dare il massimo, ma ormai
il traguardo era lì, a portata di mano. Mirjana mi dice, a circa 100 metri dal traguardo:
“Ti lascio e arrivi da solo. Io da dietro ti guiderò!”. E così dicendo, lascio
il cordino a lei e a braccia alzate corro incontro agli amici che con i loro
incitamenti mi danno la direzione del percorso. Eccomi, taglio il traguardo, mi
getto a terra e infilo la faccia nella sabbia, eccomi, mia Africa, ora ti porto
dentro! La felicità è incontenibile, Mirjana mi abbraccia, grazie, ci
ringraziamo a vicenda, tutti si stringono intorno, è una festa, una grande
gioia! È andata, Nicola, Rosella e Patrizio ci fanno i complimenti, tutti siamo
lì a godere di una splendida giornata, ormai non piove più, il sole si è
impadronito del cielo, i nostri volti e i nostri cuori sono colmi di gioia
incredibile, grazie a tutti, ragazzi, mi siete stati vicini in ogni situazione,
mi avete sostenuto, mi avete considerato come uno di voi, è stata una gara
durissima e ora ci meritiamo il giusto riposo. A presto mia Africa, ti porterò
nel cuore.
Poco prima del
pranzo vengono effettuate le premiazioni, c’è qualcosa per tutti, un sorriso,
un elogio e una stretta di mano e gli applausi per tutti. Negli occhi e nei
cuori la felicità e la soddisfazione per aver portato a termine una
meravigliosa avventura inventata da Rosella, Patrizio e Nicola, a loro va il
mio ringraziamento, ma, credo, anche quello di tutti gli altri partecipanti, per
averci dato la possibilità di visitare un’isola meravigliosa come Zanzibar.Per vedere il video sulla gara di Zanzibar girato da Franco Lanfredi (durata 6') clicca qui.
Le foto sopra riportate sono dei "frames" tratti dal video di Franco Lanfredi.
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