Orlando Pizzolato. |
Anch’io mi sono trovato in questa situazione per un paio d'anni (82-84). Avevo paura della fatica e non riuscivo mai a correre rilassato perché già dai primi chilometri pensavo allo sforzo che mi aspettava. Con la testa ero già ai disagi che avrei incontrato dopo la mezza maratona, quando la fatica e la stanchezza avrebbero appesantito i muscoli. Ero convinto che con un maggior carico di allenamento avrei superato questo aspetto, ma non è stato così.
Solo dopo una pessima prestazione, in occasione della selezione per la squadra italiana per le Olimpiadi di Los Angeles, ho deciso di cercare la vera soluzione. All’allenamento fisico ho affiancato una preparazione psicologica specifica. Iniziando con un training mentale generale sono passato a quello specifico per la maratona, e nel giro di quattro mesi, dal fondo della mia carriera di maratona sono giunto all’apice, visto che ho vinto la maratona di NY.
Il lavoro svolto era molto specifico, ma la prima soluzione fu quella di affrontare la maratona senza responsabilità del risultato, in modo da evitare la pressione psicologica, sia quella dell’allenatore sia degli amici.
La seconda scelta fu di correre sotto ritmo la prima parte della maratona, in modo da risparmiare energie da usare nella seconda parte. Dal 21° chilometro mettevo la quarta marcia ed iniziava la fase di rimonta. Recuperare posizioni in classifica e superare i podisti agiva sulla mia testa con due aspetti positivi: 1) capivo che stavo meglio di altri podisti 2) la mia attenzione non era rivolta ad ascoltare le sensazioni del mio corpo (la fatica era ovviamente sempre presente), ma ero concentrato a superare quanti più podisti potevo. In questo modo arrivavo sul traguardo in spinta e spesso mi rammaricavo che la maratona fosse già finita.
Tratto da "Orlando Pizzolato Training New", per entrare nel sito clicca qui.
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