Ma già al
primo Km chi ha spinto troppo disinvoltamente inizia a perdere colpi: i muscoli
"bruciano", le gambe diventano legnose, cuore e respiro entrano in
affanno; i "prudenti" cominciano a recuperare e, nel sorpassare,
colgono gli sguardi stravolti di chi è già in crisi e sale a passo, spingendosi
le ginocchia con le mani, in quella maledetta salita asfaltata che diventa
sempre più un muro e sembra non finire mai.
Alla fine
arriva l'agognata discesa che consente di ritrovare scioltezza agli atleti più
provati, ma anche di allungare il passo a quelli arrivati in cima più freschi:
si creano quindi le condizioni per recuperare numerose posizioni, nonostante il
terreno sia diventato sterrato, ricco di insidie, con numerose curve e pendenze
che mettono a dura prova le articolazioni.
Si scende a
manetta per 6 Km, sotto i 3'20''/km, tra
erbe, fiori, ruscelli, orti e frutteti, paesaggi bellissimi, ma scarsamente
fruibili per chi sta cercando di captare anche l'ultima molecola di ossigeno a
disposizione: e ancora è niente!
Svolta a
sinistra e nuova erta da infarto: si passa sotto un piccolo tunnel e il Giudice
di gara dice che dopo il tredicesimo Km è tutta discesa fino all'arrivo. Si, ma
bisogna salirci fino al 13° e la pendenza è micidiale e sarà così per 3 Km.
Molti si
fermano, camminano e poi riprendono, imprecano, ma vanno avanti...per scoprire
il tratto più duro del percorso: dopo un rifornimento in cui gli addetti,
passando l'acqua, incoraggiano con "...alè, alè, un chilometrino ed è
finita...", ci si addentra in un sentiero con erba alta che nasconde sassi
e rocce, arbusti e radici, forse anche serpenti e coccodrilli (ormai ci si
aspetta di tutto). Molte le cadute e le distorsioni, ma un vero runner non si
ferma...anche perchè chi lo porterebbe all'arrivo da quel girone infernale
camuffato da paradiso della natura?
...un
kilometrinooooo? bugiardiiiii ! non si
arriva MAI e per quanto paesaggisticamente meraviglioso, il sentiero è sempre
più insidioso e presenta difficoltà crescenti, fino a una rupe con rocce a
scaloni su cui è impossibile correre e che bisogna affrontare aiutandosi anche
con le mani, tipo Meissner.
Dopo il 13°
tutta discesa? bugiardissimiiiiii ! Intanto si sale, anche se meno, fino a oltre il 14°, ma poi iniziano gli
ultimi km in "tendenziale" discesa, con molti falsopiani e vere e
proprie salite che stressano gambe già abbondantemente stanche.
I saliscendi
(o scendisali ?) presentano poi un fondo non definibile "stradale",
ma un irregolare lastricato di rocce riccamente sfalsate, scarsamente visibili
col sole negli occhi e nel brusco passaggio a zone ombreggiate, in un campo
visivo falsato dalle vibrazioni e dai sobbalzi dei forti impatti ad ogni passo.
Negli ultimi
4 km ci si mette anche il maestrale, rinforzato e contrario al senso di marcia,
a frenare l'impeto degli atleti, costretti a "spingere" anche in
discesa.
Finalmente
l'ultimo Km: si ritorna sull'asfalto, si rientra nella civiltà, si vedono volti
umani che incoraggiano a percorrere gli ultimi metri sul tappeto erboso del
meravigliosa parco di Isili.
Lo speaker
pronuncia il tuo nome, la tua società: sei arrivato, medaglia al collo, qualcuno
col titolo di "campione", sofferenza ormai alle spalle e cuore già
alla prossima gara.
Ti giri e
pensi di essere fortunato: molti tuoi compagni e avversari si stanno facendo
medicare ferite ed escoriazioni, qualcuno ha ghiaccio su ginocchia e caviglie,
c'è chi è caduto a qualche metro dal traguardo, chi è caduto più volte, ma ha
concluso, chi (Peppone), aspettando il pranzo, già arrivato e medagliato, cade
rovinosamente mentre scavalca un muretto, a causa di un crampo, schiantando una
sedia di plastica, con trauma sacro-coccigeo e, oltre al danno, la beffa di
tutti i suoi compagni (vere carogne) che sghignazzano della sua disavventura
(meno male che anche lui la prende a ridere).
Ma questo è
lo sport, questo il podismo, questo è quello che tutti noi runners vogliamo:
lealtà, competizione, allegria, amicizia.
Nando
Gallese (Runner forever)
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