Ci sono tante persone che leggendo i risultati dei propri esami, si sentono falsamente rassicurati da valori di glicemia che si muovono intorno ai 100 - 110 perchè non sono ancora espressione "certa" di diabete.
Tirano un sospiro di sollievo che purtroppo non ha ragione di essere perché una ricerca effettuata da un gruppo statunitense e svedese, e pubblicata in agosto sul New England Journal of Medicine ha confermato una relazione stretta tra i valori di glicemia, anche solo mossi, e lo sviluppo di demenza (Crane PK et al, N Engl J Med. 2013 Aug 8;369(6):540-8. doi: 10.1056/NEJMoa1215740).
Tirano un sospiro di sollievo che purtroppo non ha ragione di essere perché una ricerca effettuata da un gruppo statunitense e svedese, e pubblicata in agosto sul New England Journal of Medicine ha confermato una relazione stretta tra i valori di glicemia, anche solo mossi, e lo sviluppo di demenza (Crane PK et al, N Engl J Med. 2013 Aug 8;369(6):540-8. doi: 10.1056/NEJMoa1215740).
Da tempo noi discutiamo della relazione diretta tra scarso controllo del metabolismo degli zuccheri e demenza senile o Alzheimer. Da anni sappiamo che quando i valori di glicemia sono anche semplicemente "mossi", sono una espressione di resistenza insulinica, condizione che prelude a infiammazione e degenerazione che sarebbe meglio evitare. La glicemia a 93 è già un segnale di squilibrio che dovrebbe indurre a una riflessione sul proprio stile di vita.
In molti ritengono addirittura che l'Alzheimer sia uno dei modi in cui si esprime il diabete, tanto che alcuni lo descrivono come "Diabete di tipo 3"; la deposizione di amiloide a livello del tessuto cerebrale e le reazioni infiammatorie che accentuano la demenza sono infatti strettamente connesse con la resistenza insulinica e le alterazioni degli zuccheri.
Il lavoro fatto dai ricercatori statunitensi e svedesi è stato tanto geniale quanto semplice: in una popolazione di oltre 2.000 persone (con età media di 76 anni) che facevano già parte di un altro studio clinico, sono stati messi in relazione i valori di glicemia e di emoglobina glicata dei precedenti 5 anni, con il reale sviluppo di demenza e Alzheimer. Nel gruppo erano presenti sia pazienti con diabete (232) sia altri che invece non lo avevano (1.835).
I risultati devono fare riflettere. L'intero gruppo è stato seguito per circa 7 anni e la comparsa di demenza ha riguardato 74 persone del gruppo diabetico e 450 del gruppo non diabetico. Nel gruppo di persone non diabetiche, anche il solo aumento della glicemia a valori medi di 115 mg/dL, corrispondeva a un significativo aumento del rischio di sviluppare demenza rispetto a chi avesse, ad esempio, valori medi di 100. E nei diabetici quanto più era elevato il livello medio di glicemia tanto più tendeva a manifestarsi il deficit di memoria.
È ovvio quindi che la paura dell'Alzheimer non è e non può essere la paura dell'ignoto o della fatalità. Ci sono mezzi pratici per contrastare con efficacia la resistenza insulinica, che vanno dalla attività fisica alla assunzione corretta degli alimenti, al controllo dell'infiammazione da cibo, alla utilizzazione di integratori come Acido lipoico e cannella, Curcuma, Cromo, MemoD3, e alla utilizzazione di alimenti funzionali come le noci o le mandorle.
In SMA seguiamo da anni le persone con problemi di diabete e di squilibrio insulinico, aiutandole a riequilibrare gli aspetti che favoriscono l'Alzheimer, attraverso specifici percorsi terapeutici.
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