Il pomodoro è originario del Sud America, delle regioni tropicali e sub-tropicali del Perù e dell’Ecuador, dove ancora oggi è possibile trovare delle specie selvatiche dai frutti piccoli, simili, tra le varietà attualmente coltivate, al tipo Cherry o “pomodorino ciliegia”.
Il pomodoro per il nostro benessere è un alimento molto importante, per prima cosa è un ottimo integratore vitaminico. Con soli 100 grammi al giorno raggiungi la metà della dose giornaliera raccomandata di vitamina C. Contiene molto potassio e pertanto consente di rimineralizzare l’organismo ed è ricco di fibre. Ma è anche un ottimo alleato per chi vuole perdere peso perchè è costituito per il 90% da acqua. 100 grammi di pomodoro, poi, apportano solo 19 calorie.
Tra i pigmenti predominano i carotenoidi, in particolare il licopene (rosso), 87%, e il β-carotene (giallo), 7%. Il licopene possiede una spiccata azione antiossidante e da studi condotti in laboratorio, si è visto che rallenta la proliferazione di cellule tumorali. Indagini epidemiologiche, hanno confermato la diminuzione della mortalità per tumori alla prostata, in uomini in età senile e presenile che per decenni sono stati forti consumatori di pomodori e derivati. Quanto a contenuto di licopene, bisogna riconoscere al pomodoro il primato, essendo l’unico alimento, soprattutto quando è maturo, a contenerne elevate percentuali (tracce sono presenti nel melone e in alcuni crostacei): 11mg/100 g nella polpa e 54 mg/100 g nella buccia che però è meno biodisponibile nel prodotto crudo o poco cotto, infatti la cottura, indebolendo le fibre di cellulosa, rende il licopene più facilmente utilizzabile dall’organismo, seppure degrada gran parte della vitamina C che comunque ha un peso minore nella composizione nutrizionale del pomodoro. Il contenuto di licopene può aumentare, dopo la raccolta, con la maturazione del pomodoro, tuttavia quelli troppo maturi, a causa di processi ossidativi, possono presentare la comparsa di epossidi indesiderabili.
È curioso sapere che il pomodoro, essendo un solanacea come la patata, quando è acerbo produce una tossina, la solanina, e altri glicoalcaloidi che durante la maturazione tendono a scomparire, sarebbe a dire che nel pomodoro ben maturo non c’è solanina, ma nel pomodoro da insalata ve ne sono tracce.
Recentemente sono state attribuite al pomodoro importanti proprietà antiinfiammatorie, a giungere all’importante scoperta scientifica, pubblicata tra l’altro sul Journal of Natural Products, questa volta sono stati un gruppo di ricercatori dell’Istituto di chimica biomolecolare del Cnr di Pozzuoli e del Dipartimento di Farmacologia Sperimentale della Facoltà di Scienze biotecnologiche dell’Università Federico II di Napoli, che hanno condotto le loro ricerche servendosi degli scarti industriali della lavorazione del pomodoro con il recupero dei principi d’interesse come potenziali integratori alimentari o come prodotti ad uso farmaceutico.
Secondo gli studiosi, che nelle loro ricerche sono stati coordinati dalla prof. Barbara Nicolaus, un polisaccaride, ovvero un insieme di zuccheri legati tra loro da particolari legami chimici, estratto dalla buccia del pomodoro sarebbe infatti in grado di opporsi alle infiammazioni grazie alla sua capacità di inibire il gene che codifica per l’enzima nitrossido sintasi inducibile (iNos), regolato dal fattore di trascrizione NF – Kb, che svolge un ruolo chiave nel processo antiinfiammatorio.
La scoperta dei ricercatori dell’Icb del Cnr di Pozzuoli e dell’Università Federico II di Napoli, nonostante la ricerca in questo campo resti ancora in ambito sperimentale poiché per confermare l’attività antiinfiammatoria del polisaccaride saranno necessari ulteriori studi ed esperimenti “in vivo”, assume sicuramente un enorme rilevanza in quanto apre diversi orizzonti in termini di realizzazione di potenziali farmaci antiinfiammatori attraverso la ricerca di sostanze di derivazione naturale in luogo di quelle chimiche. L’estrazione di prodotti naturali per la realizzazione di antiinfiammatori rappresenterebbe inoltre un grande vantaggio in quanto, a differenza di quello che avviene con la produzione industriale, non ha effetti pesanti a carico dell’ambiente e per di più sarebbe estremamente vantaggiosa dal punto di vista economico.
Su quest’ultimo aspetto, in particolare, si è concentrata infatti l’attenzione dei ricercatori del Cnr di Pozzuoli e dell’Università Federico II soprattutto in considerazione del fatto che, solo in Italia, ogni anno si producono 60 milioni di tonnellate di pomodoro con uno scarto di lavorazione che supera il 2% dell’intera produzione e con un costo di smaltimento per quintale, che si aggira intorno ai 4 euro.
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