mercoledì 11 marzo 2020

Attenti ai carboidrati che aumentano la fame. Scritto da Giusy Ocello e pubblicato su "Ambiente Bio".

obesità
Carboidrati causa di obesità e dipendenza dal cibo. Questo il risultato di una ricerca scientifica condotta dai ricercatori dell’Obesity Prevention Center, presso il Boston Children’s Hospital, e pubblicata sull’American Journal of Clinical Nutrition.
La ricerca mostrerebbe come i carboidrati al Alto Indice Glicemico (AIG) causino una forte dipendenza dal cibo, stimolando una continua ricerca di appagamento. Gli interessanti risultati sono stati riportati  in un articolo pubblicato ieri da La Stampa. Vediamo da vicino la ricerca e cerchiamo di capire quali sono gli alimenti pericolosi da limitare e, in alcuni casi, eliminare del tutto.
Facciamo innanzitutto una piccola premessa. L’indice glicemico misura la rapidità con cui il valore della glicemia sale nel sangue, dopo aver assunto determinati alimenti. I cibi possono così essere divisi in tre grandi categorie in base al loro indice glicemico: alto, con un valore da 70 in su, medio, con un valore compreso tra 69 e 56, e basso, da 56 in giù.
In genere, alimenti ad alto valore glicemico sono ritenuti responsabili del sovrappeso e delle patologie ad esso collegate. Proprio questo genere di cibi sono stati il fulcro della ricerca condotta dall’Obesity Prevention Center.
I cibi con un maggiore indice glicemico sono i cereali raffinati, lo zucchero (saccarosio), i dolci, le bevande zuccherate e molti degli alimenti confezionati presenti in commercio e contenenti carboidrati: come snack, biscotti, merendine, patatine in busta e bevande gassate.
La ricerca
Per condurre la ricerca, sono stati presi come campione di indagine 12 soggetti in sovrappeso, tutti maschi, di età compresa tra i 18 e i 25 anni. L’esperimento consisteva nel fargli assumere due tipi diversi di frullato, in due diverse occasioni. Entrambi i composti avevano le stesse caratteristiche in termini di sapore, colore e intensità, ma diversi indici glicemici: nel primo caso gli indici erano alti, nel secondo bassi.
Circa 4 ore dopo l’assunzione del frullato, i soggetti sono stati sottoposti a delle scansioni cerebrali, finalizzate a rilevare l’attività delle regioni del cervello collegate al meccanismo della ricompensa. Contemporaneamente, venivano misurati anche i livelli di zucchero nel sangue e lo stimolo della fame.
Nel primo caso, quando i soggetti hanno bevuto i frullati ad alto indice glicemico, gli zuccheri nel sangue hanno registrato immediatamente un picco, per poi arrestarsi e scendere bruscamente. Questo ha provocato nei soggetti una fame eccessiva. Sembra che le scansioni cerebrali abbiano inoltre mostrato il forte coinvolgimento di una regione del cervello adibita alla dipendenza.
Al contrario, nel secondo caso, i livelli di zuccheri nel sangue sono saliti lentamente, e altrettanto lentamente sono scesi, evitando così l’effetto di fame vorace e dipendenza.
Le conclusioni
Secondo i ricercatori, i risultati dimostrano come, a parità di calorie e gusto dell’alimento, sia enormemente differente l’effetto generato dall’indice glicemico sul cervello.  Questo, infatti, provocherebbe un meccanismo che, innescando i processi legati al piacere e alla ricompensa, porterebbe le persone a mangiare troppo.
Secondo il dottor David Ludwig, alla guida della ricerca: “Questi risultati suggeriscono che limitare i carboidrati ad alto indice glicemico come pane bianco e le patate potrebbe aiutare le persone obese a ridurre l’appetito e controllare la voglia di mangiare troppo”.
Questo non significa ovviamente che i carboidrati siano sempre dannosi, ma che è necessario stare attenti. Ciò che fa male, così come in tutte le cose, è l’eccesso.
Tutti siamo ipoteticamente a rischio, soprattutto coloro che preferiscono mangiare cibi confezionati e già pronti.
La soluzione è prevenire e informarsi, oltre a stare attenti a ciò che acquistiamo, imparando a leggere le etichette. Ricordiamo, inoltre, che l’alternativa ai cereali raffinati, a elevato indice glicemico, sono i cereali integrali e le farine da essi derivati, che hanno un indice nettamente inferiore.
Fonti articolo:
(Foto: Utente Flickr Tony Alter)

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