Giovanni Loche. |
Oggi ho letto un articolo, sull’Unione Sarda, che parla di un ragazzo di Teti che conosco da sempre.
Giovanni ha smesso di correre, a causa di un brutto incidente che lo ha reso prigioniero.
Il suo corpo, stanco e afflitto, combatte inerme contro la sua voglia di vivere e di resistere.
I pensieri volano liberi e chissà dove portano, quando sai che non puoi inseguirli più.
Tonino è un uomo armato dentro: spara amore e rabbia sulla vita che non gli ha risparmiato fatiche.
Vive per quegli occhi accesi che comunicano un cuore che batte.
Anche Tonino combatte con quel po’ di cuore in frantumi che gli rimane da quando si è rotto.
Un figlio è una parte di noi che cammina, che riscatta, che proietta l’orgoglio di un disegno sottile.
Un figlio si ama, anche e soprattutto quando il destino non ha amato lui.
Da qualche tempo è stato ridotto il numero delle ore di fisioterapia che servono a Giovanni per arginare il progressivo peggioramento delle sue condizioni.
Quelle sedute di fisioterapia gli hanno consentito, negli anni, un parziale recupero funzionale.
E’ assolutamente vergognoso e non c’è nessun motivo che possa giustificare un ridimensionamento della spesa sulla pelle delle persone che hanno avuto tanta sventura.
Chi ha il dovere e il potere di cambiare le cose deve intervenire immediatamente.
Su questa vicenda non calerà il silenzio.
Giovanni e suo padre non dovranno restare soli. Saremo in tanti a far sentire la loro voce.
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