Quando si presenta la necessità di perdere peso, per un problema fisico, una patologia, o semplicemente per la volontà di rimettersi in forma e piacersi di più, di solito ci si mette ‘a dieta’.
Si accantonano di punto in bianco le proprie abitudini alimentari, si riducono drasticamente la quantità e le qualità degli alimenti da ‘assumere’, e ci si sottopone al continuo senso di fame e ad ogni sorta di deprivazione del gusto e del piacere del cibo.
Questo repentino cambiamento di abitudini alimentari e rapporto con il cibo produce, almeno all’apparenza, gli effetti desiderati: il numero di kg sulla bilancia diminuisce velocemente, fino a raggiungere il peso ideale. Un grande traguardo dopo tanti sacrifici! La dieta a questo punto è finita, salvo un periodo di cosiddetto ‘mantenimento’.
Inizia così un continuo alternarsi di periodi di alimentazione ‘incontrollata’ e di dieta stretta e privativa, con conseguenti oscillazioni di peso: la cosiddetta sindrome dello yo-yo. A lungo andare, dopo molti tentativi falliti, diete e yo-yo, il risultato è quasi sempre lo stesso: un blocco del peso in eccesso, e l’inefficacia di qualunque dieta successiva.
A parte i risvolti negativi dal punto di vista sia fisico che metabolico, anche psicologicamente il risultato è molto negativo: la stima di se stessi diminuisce sempre di più, ed il senso di fallimento e di impotenza prendono il sopravvento, andando così a peggiorare il rapporto con il cibo e con il proprio corpo, e risucchiando in un vero e proprio circolo vizioso dal quale poi è difficile uscire.
Quello che dobbiamo chiederci è: quanto a lungo è possibile mantenere un regime alimentare (e la parola ‘regime’ rende l’idea) di tipo privativo, ripetitivo, povero di gusto e senza soddisfazione? Come ci si può aspettare che questo sistema funzioni nel tempo, e ancor di più, come possiamo pretendere da noi stessi di mantenerlo? Dobbiamo renderci conto che non siamo noi ad aver fallito, ma è la strategia adottata ad essere miope e fallimentare! Una falsa soluzione, a scadenza per definizione, che non tiene affatto conto delle implicazioni fisiche e psicologiche a lungo termine che va a d innescare, nè tantomeno di tutto ciò che per l’essere umano significa ‘alimentazione': non soltanto ‘calorie’, scarto fra ‘introito calorico’ e ‘dispendio energetico’, ‘energia’, ma anche abitudini consolidate nel tempo, piacere del gusto, rapporto con il proprio corpo, relazione con gli altri, credenze ed emozioni, socialità, territorio, e molto altro.
Ma allora, cosa fare se lo strumento ‘dieta’ è inefficace?
Innanzitutto si deve sapere che il cambiamento delle abitudini alimentari – e più in generale dello stile di vita – richiede un cambiamento lento, costruito in modo graduale e consapevole, per piccoli passi e che viene da dentro:solo così potrà essere positivo, efficace e duraturo. Contrariamente, se repentino e superficiale, nel migliore dei casi non servirà a nulla, nel peggiore innescherà un circolo vizioso di insoddisfazione e problemi fisici e psicologici difficile da rompere.
In secondo luogo, il cambiamento si realizza quando in cima alla scala delle nostre priorità vi è l’obiettivo di stare bene non solo oggi, ma anche in prospettiva, e quando la salute rappresenta il primo modo di voler bene a se stessi ed ai propri cari.
Tutto ciò però non è sufficiente se non si hanno a disposizione gli strumenti giusti per intraprendere un percorso di questo tipo. Il mondo intorno a noi non sempre offre ciò che serve per poterlo fare -per es. la chiarezza delle informazioni o i prodotti più sani – perché spesso l’interesse principale non è quello di promuovere la salute e la consapevolezza dei consumatori.
La buona informazione e la consapevolezza sono il nostro primo strumento ed alleato, e la fretta la nostra peggiore nemica. Il corpo è vivo, e si basa su un preciso e delicato equilibrio: non possiamo concepirlo e trattarlo come un sacco da riempire e svuotare a piacimento, se non poi pagandone le conseguenze.
La domanda giusta da porsi quindi è: come posso modificare le mie abitudini in salute, farle mie e trasformarle in una nuova routine mantenendole così nel tempo?
Quello su cui si deve porre l’attenzione non è dunque il numero di kg sulla bilancia, ma il percorso di consapevolezza e di cambiamento basato sulle piccole scelte quotidiane, sulla graduale costruzione di una nuova abitudine, attraverso la curiosità, la determinazione ed il piacere della scoperta di un nuovo benessere.
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