Breve panoramica divisa in due parti sull’attuale rapporto tra personal trainer e fisioterapista in ambiente fitness, dove troppo spesso non viene rispettato il proverbio “l’unione fa la forza” sempre e solo a scapito delle persone. Un caso studio reale mostrerà, nella seconda parte, tutte le enormi potenzialità di questa collaborazione professionale tanto efficace quanto incompresa.
Allenare una persona costituisce da sempre una vera e autentica sfida per qualsiasi professionista del settore fitness, il quale si ritrova ad aver a che fare con quella sofisticatissima e delicata macchina qual è il corpo umano. Proprio in virtù di tali caratteristiche uniche, la professione del personal trainer richiede sempre più una conoscenza dell’organismo umano approfondita e multidisciplinare.
In particolare la multidisciplinarietà è il concetto di fondo che rende questa professione alquanto complessa. Allenare una persona significa sfidare contemporaneamente più sistemi integrati dell’organismo, stimolandoli al fine di creare adattamenti atti a rendere soddisfatto e più sano il cliente.
E’ in questo preciso scenario lavorativo che, animata da un pizzico di buon senso ed umiltà, può e deve in casi particolari entrare in scena la collaborazione tra figure professionali che, a maggior ragione in un tale contesto di complessità, costituisce un valido alleato non solo al professionista stesso ma anche alla clientela.
In particolare senza dubbio la più funzionale quanto discussa e burrascosa collaborazione è quella tra personal trainer e fisioterapista, due figure che spesso, senza rendersene conto, sono complementari e possono realmente darsi una mano in palestra.
Non di rado infatti accade di imbattersi in quella grossa fetta di clientela della sala attrezzi alle prese con dolorini e doloretti vari, spesso cronici, che influenzano in negativo allenamento e salute, ostacolando il raggiungimento degli obbiettivi specifici che sia l’aumento di massa muscolare o il dimagrimento. Ed è in questi casi che potrebbe subentrare una sana collaborazione conveniente a tutti, cliente in primis.
Purtroppo, in molti casi, la realtà è ben diversa e spesso si assiste invece ad una spaventosa e stupida diatriba a distanza tra queste due figure professionali. Da un lato abbiamo personal trainer incompetenti e presuntuosi che additano di scarsa virilità i propri clienti che accusano dolori o inneggiano a superficiali slogan del tipo “Il dolore è tuo amico” oppure “TI DEVI SPACCARE!” che non val la pena nemmeno commentare; dall’altro abbiamo fisioterapisti terroristi che nella totale inconsapevolezza sull’argomento scoraggiano l’allenamento con i sovraccarichi con frasi della nonna del tipo “Ti fai male” oppure “ Cosa serve sollevare tutti quei chili?”.
Insomma in entrambi i casi i luoghi comuni si sprecano così come la mentalità chiusa e la scarsa umiltà, a scapito solo ed esclusivamente della persona che si allena.
Eppure come abbiamo detto i margini per una sana e buona collaborazione ci sarebbero tutti. Basterebbe che il personal trainer parcheggiasse per un istante il proprio ego smisurato e sapesse riconoscere quando, per aiutare un cliente più problematico, sia necessario uscire dal recinto di competenze a lui richieste e perdere quella cattiva abitudine di sentirsi in dovere di dare sempre una risposta e di non avere il coraggio di dire “ Non posso aiutarti, questo va al di la del mio lavoro”. Basterebbe che il fisioterapista si facesse un bagno di umiltà e capisse che per parlare di allenamento bisogna conoscere l’argomento e almeno una volta nella vita bisogna essersi allenati.
Impossibile?? Sicuramente si in assenza di intelligenza, umiltà e buon senso da entrambe le parti.
Fortunatamente esistono delle eccezioni. Ora abbiamo presentato quella che è l’attuale situazione nella maggioranza dei casi e stimolato alla riflessione, nella seconda parte dell’articolo presenteremo un caso studio reale nel quale un personal trainer competente, umile e di buon senso ha collaborato con un fisioterapista altrettanto competente, umile e di buon senso e hanno insieme portato il cliente a risolvere la problematica prima e a raggiungere l’obbiettivo originario poi.
Collaborare si può, sempre nel rispetto dei ruoli, con fiducia reciproca e mettendo insieme le conoscenze di entrambi per il bene della persona.
Collaborare si può, sempre nel rispetto dei ruoli, con fiducia reciproca e mettendo insieme le conoscenze di entrambi per il bene della persona.
L’unione fa la forza….e le persone ringraziano!
Articolo del 25-11-14 tratto da "Project Invictus". Per leggere l'originale clicca qui.
Ecco la seconda parte.
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