Abbiamo visto nel
primo articolo che se avete un dolore persistente, che rimane anche dopo la corsa, e che tende a peggiorare nei giorni o nelle settimane nonostante l’autotrattamento, allora è ovviamente meglio fermarsi e farsi vedere da un professionista.
Però ci sono situazioni in cui può essere concesso correre con il dolore. Se state ritornando da un infortunio che vi ha tenuto fermi per più di 3 settimane, potrebbe succedere che alla ripresa ci sia ancora qualche dolore. Questo succede perché la corsa applica dei carichi molto elevati: ma sappiamo dalla fisiologia che il tessuto umano ha bisogno dell'applicazione controllata di un carico ottimale per ritornare forte come prima (pensiamo alla fratture che vengono caricate per stimolare il rafforzamento dell’osso e il suo ritorno alle caratteristiche precedenti: la stessa cosa succede con tutti gli altri tessuti.) Per cui anche la corsa fatta con certi criteri può essere vista come un carico controllato che serve a riportare il tessuto leso alla massima efficienza. Vediamo quali sono questi criteri.
Una precisazione: stiamo parlando di dolore
durante la corsa. Significa dolore
esclusivamente durante la corsa. Non durante il semplice cammino o a fare le scale. Se avete dolore camminando mettendo 75 chilogrammi sulla gamba, come potete pensate che possa andare meglio mettendocene più di 200?
La scala VAS
Il dolore è un fenomeno soggettivo, per cui non esiste uno strumento per misurarlo. Per fare un esempio, l’angolo di flessione del ginocchio è invece un dato oggettivo che può essere misurato: basta un semplice goniometro o ancora meglio un inclinometro, ma comunque è misurabile.
In medicina per misurare il dolore si ricorre quindi a una scala soggettiva: la scala VAS. VAS significa Visual Analogic Scale, è una scala da 0 a 10: 0 indica nessun dolore, 10 indica il massimo dolore sopportabile (paragonabile forse al parto o alle coliche renali o a una frattura grave: diciamo che dolori 9-10 non vanno dal fisioterapista, ma direttamente al Pronto Soccorso).
Scala VAS
Bisogna valutare il comportamento del dolore in tre momenti: durante la corsa, nelle 48 ore successive e nelle settimane seguenti.
Durante la corsa, è fondamentale che non modifichi il vostro stile di corsa.
E' opinione condivisa che il dolore durante la corsa non debba superare il punteggio di 5 su 10 della scala VAS
Alcuni tessuti hanno una risposta latente all’esercizio: significa che non reagiscono immediatamente, ma il dolore si sviluppa nelle 24-48 ore successive. Ad esempio i tendini si comportano in questo modo. Magari avete dolore appena partiti, poi man mano che correte migliora (“si scalda”, come dicono i pazienti). Poi però vi fa male per 3 giorni. Questa NON è una risposta favorevole: significa che siete caduti nell’errore del “too much, too soon”, ovverosia avete fatto “troppo o troppo presto”. Se state tentando un ritorno graduale da un infortunio, o avete problemi di dolore cronico (penso ad esempio a una tendine d’achille che vi duole da due mesi), oltre al dolore durante la corsa, dovete monitorare soprattutto il dolore nelle 48 ore successive. Mentre è permesso che il dolore arrivi a 4-5 su 10 mentre correte, deve diminuire nella mattina successiva fino a non più di 3 su 10, e sparire la mattina successiva ancora. Se non lo fa, allora avete caricato il tessuto più di quello che può sopportare in quel momento.
Oltre al comportamento del dolore durante la corsa e nelle 48 ore successive, analizzate anche quello che succede nel medio termine. In sostanza dopo ogni settimana, chiedetevi se il problema sta migliorando. È importante che migliori, anche di poco, ma che migliori. Finché migliora, è consentito continuare. Ma se state continuando a correre con il dolore e i sintomi non stanno migliorando rispetto a tre settimane prima, o stanno addirittura peggiorando, è necessario che l’approccio vada rivisto.
Chiariamo: ci sono situazioni in cui correre con il dolore non è consentito. Diciamo in generale nelle fratture da stress e nelle condizioni acute-reattive di qualsiasi infortunio. Ad esempio una tendinopatia acuta, quando il tendine si gonfia per un improvviso aumento dei carico, sia esso di intensità, frequenza e durata, è sempre peggiorata dalla corsa. Invece le tendinopatie croniche tollerano meglio il carico, anzi come detto un po’ di carico può anche essere favorevole per la guarigione.
Ad esempio in questo studio di Silbernagel, si mettono a confronto due gruppi di corridori con tendinopatia del tendine d’achille cronica da più di due mesi. Entrambi i gruppi eseguono giornalmente gli esercizi di rinforzo per la guarigione del tendine d’achille (di cui parleremo in un altro articolo). Però un gruppo viene messo a riposo completo dalla corsa, mentre all’altro gruppo viene concesso di correre, però tenendo monitorati i sintomi come descritto prima, cioè dolore al massimo 5/10 durante la corsa, che deve ridursi la mattina successiva, e inoltre il dolore e la rigidità del tendine non dovevano aumentare di settimana in settimana. (In sostanza significa che la “quantità” di corsa viene determinata in base a questi criteri, e ridotta fino a quando rientro in questi criteri). Ebbene, dopo due mesi entrambi i gruppi erano migliorati allo stesso modo: questo significa non solo che gli esercizi proposti sono stati efficaci, ma anche e soprattutto che la corsa eseguita con questi criteri non pregiudicava in alcun modo i risultati. (Questo studio è il primo in assoluto che valuta se continuare a correre sia una controindicazione per la guarigione della tendinopatia d’achille cronica, cioè non-acuta, ma presente da più di due mesi, e quindi fuori dalla fase reattiva. Conclusioni: si può continuare a correre, ma secondo i criteri sopra esposti).
Quindi concludendo, se avete dolore durante la corsa:
- potete correre se il dolore durante la corsa è medio, al massimo 5 su 10, e diminuisce dopo la corsa, così da essere senza dolore il giorno dopo
- se c’è il sospetto di un infortunio serio, o il vostro dolore è più severo, da 6 in su, o i sintomi rimangono per un giorno o più dopo la corsa, smettete di correre!
Correre con il dolore è una vostra scelta: non sempre è una cattiva idea. Però chiedetevi sempre perché vi è venuto quel male e tenete le antenne dritte: siate onesti con voi stessi e valutate come sta andando il dolore nei giorni/settimane. Se non migliora, o avete dei dubbi, fatevi vedere.
Samuele Graffiedi, Fisioterapista
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