Davide Mallus. |
Non ho studiato il percorso e non capisco da dove si partirà: ci sono due gonfiabili. Chiedo in giro ai compagni di squadra ma, anche per loro, il punto di partenza e il percorso appaiono incogniti. Per me non è un problema, tanto avrò sempre qualcuno davanti da seguire.
Immediatamente dopo il ritiro del numero mi cambio e comincio a riscaldarmi un pochino. E’ ancora troppo presto, cominciano le gare dei bambini. Il giudice Gepi è nervoso perché il pubblico è indisciplinato. C’è pure un’auto da spostare. All'improvviso vedo una scena da ‘paperissima’. Un tizio entra nell'auto da spostare, si fa largo tra la gente e passa sotto il gonfiabile.. Poco prima era partita la prima gara dei 100 metri: l’auto va verso i bambini e i bambini verso l’auto. Un signore solleva le mani invitando i bambini ad indietreggiare. L’auto viene parcheggiata e i bimbi partono nuovamente. Tra me penso “andiamo bene!”. Ma nelle gare tutto fa spettacolo e ci rido sopra. Gepi chiama in continuazione il medico e dice che senza il medico non si può partire. Finalmente i marmocchi cominciano a correre. E’ una gara improvvisata, non competitiva, divertentissima. Davanti ci sono bambini grandetti che corrono con disinvoltura, dietro ci sono cuccioli tenerissimi che corrono tutti storti, ma divertiti. Massimo rispetto per le nuove generazioni di runner!!!
Le garette dei ragazzini sembrano non finire mai. Coi compagni di squadra cominciamo il riscaldamento. I colori rossoblu procedono allineati a 5’30” per una parte del percorso. Si unisce a noi anche qualcuno che ha la maglia rossa e si chiacchiera tranquillamente del più e del meno. Poco dopo procediamo con alcuni affondi. E’ partita la non competitiva quindi è necessario portarsi in posizione di partenza per guadagnare i posti privilegiati. Il punto di partenza mica l’ho capito … Ci posizioniamo tutti quanti in uno dei gonfiabili..poi poco dopo ci fanno spostare nell'altro. Al passaggio dell’ultimo atleta della non competitiva sento finalmente salire l’adrenalina. Una ragazza vicina a me, parlando con l’amica, dice che alla partenza ha sempre tachicardia. Anche io. Il cuore sale a 130. Sento quella tensione da interrogazione del liceo, ma so che non verrò interrogato da alcun professore antipatico. E’ una tensione bella. L’uomo con la pistola spara il primo colpo. La puzza di polvere da sparo mi entra nei polmoni. Ecco il secondo sparo. Tutti hanno il dito sull'orologio per premere start. Terzo sparo. Si parte.
Davanti a me ho molta gente. Provo difficoltà a cercare il varco utile. Evito di fare serpentine antieconomiche e procedo un po’ a rilento. Riesco a guadagnare il mio spazio poco dopo.
Caspita quanto si corre! Stavolta sono poco più di 8 km. Non c’è tempo per gestire la gara. Il percorso è pianeggiante quindi si deve ‘scegliere’ il passo e cercare di tenerlo costantemente. Mi accorgo che il cuore va bene tra i 4’10” e i 4’15” e cerco di stare in quell'intervallo. Ogni tanto leggo 4’25”ma, tutto sommato, procedo con regolarità. Sento ahimè la stanchezza delle numerose gare fatte di recente.
Riconosco alcuni tratti percorsi nella maratonina di novembre, nella quale boccheggiavo a 5’10”.. Ricordo ancora il dolore al fegato che mi venne e che mi fece rallentare notevolmente.
Oggi nessun dolore, per fortuna, ma molta sofferenza, tollerabile e comunque mai eccessiva. Come dice il coach ‘bisogna sempre essere lucidi’. Per fortuna sono lucido e comincio a studiare qualche tattica.
Nelle viuzze del centro conviene salire sui marciapiedi per accorciare la traiettoria. In alcuni tratti si sente una cappa di caldo, in altri arriva un bel refrigerio stile aria condizionata. Benissimo! Niente sole cocente, solo tanta umidità che mi fa venir voglia di togliere la canotta e di strizzarla per alleggerirla.
Il primo giro è pesante perché deve essere ripetuto altre due volte. Comincio a guadagnare qualche posizione, soprattutto nei confronti di chi è partito a razzo e si trova costretto a rallentare. Il secondo giro è sempre pesante, non c’è tregua. Nessuno parla, nessuno ride. Si sentono solo i respiri affannosi.
Terzo giro. Ok ci siamo quasi. Mi trovo solo per un bel tratto. Con un distacco di una trentina di metri sia davanti che dietro. Non avere concorrenti porta a rilassarsi..Urgono nuovi stimoli. Il garmin mi dice che ho qualche battito da giocare. Evito di bere per non perdere tempo, in realtà non ho sete. Respiro affannosamente. Cerco di giocare le ultime energie nello sprint finale. Raggiungo un compagno di squadra, aumento il passo, vedo Tore Orru’ col suo fido cellulare che riprende gli arrivi. Penso di fare una faccia fotografabile..ma non è possibile, sarebbe un dispendio di energia..quindi taglio il traguardo col volto da moribondo, non ricordo nemmeno se ho tirato su le mani. Una bimba mi incrocia la traiettoria e sono costretto a fare un brusco spostamento per non travolgerla..Procedo camminando, distrutto. Giorgia mi fornisce dell’acqua preziosissima e riprendo il contatto col mondo. L’orologio ha segnato il passo di 4’14”. Soddisfatto!
Corro subito a cambiarmi, dalla canotta alle calze, mutande comprese e faccio fuori una bottiglia di integratore che avevo in auto.
L’esibizione del pettorale mi consente di avere un ottimo panino con salsiccia arrosto alla quale aggiungo una birretta. Dopo qualche chiacchiera coi compagni facciamo rientro a casa.
Esperienza positiva. ‘Una gara strana’ ma piacevole in un contesto adattissimo a questo tipo di manifestazioni (spazi immensi per giocare, per mangiare e per parcheggiare comodamente le auto).
Uta, arrivederci alla prossima gara: la ‘Maratonina’! Sarà la prima gara nella quale avrò un termine di confronto.
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