Davide Mallus. |
Prosegue il recupero post infortunio e prosegue con gare che non lasciano spazio al relax. Lo scorso anno, a causa di una bronchite, avevo rinunciato alla corsa, ma non alla presenza alla manifestazione. Mi ero piazzato in un angolino per fare il mio filmato, conoscevo giusto quattro o cinque persone. La ASD Cagliari Atletica Leggera era appena nata e proprio in quel contesto ne ero venuto a conoscenza.
L’appuntamento per il ritiro dei pettorali è alle 8.30. Sono leggermente in ritardo perché non c’è parcheggio nelle vicinanze. Sistemo la macchina nella stradina del supermercato dal quale fuoriesce odore di pollo arrosto che, sinceramente, mi stuzzica, quasi volesse annunciarmi una bella mangiata dopo la fatica della gara. Resto imbacuccato e percorro parte della strada sulla quale correrò, incontrando subito alcuni compagni di squadra. C’è ancora tempo per cambiarsi, è più importante ritirare il pettorale. L’ingresso in area gara è annunciato dalle casse che diffondono un brano di Vasco Rossi: una specie di riscaldamento iniziale che fa piacere e mi proietta nella bella atmosfera dei prati verdi del colle. Il contesto è veramente unico. Panorama di Cagliari mozzafiato, ampi spazi verdi con gazebo, sembra l’atmosfera di una festa più che di una gara podistica. Incontro subito il caro collega-amico Egidio col quale scambio due parole. Mario, in lontananza mi chiama per darmi il pettorale. Percorro con Egidio la salita che dobbiamo affrontare per tre volte. Il primo tratto è sterrato, intervallato da alcuni gradini di pietra. In cima la parte finale della salita diventa tutta in pietra. Non sarà facile. Subito dopo c’è una bella discesa, un po’ nervosa con diverse curve. Bisogna quindi amministrare le energie perché i giri da fare saranno 4 (solamente nel primo giro si percorre un pezzettino diverso, in discesa).
La partenza è prevista alle 10.30 perché prima si svolgono le gare dei bambini e dei ragazzi. Il clima è fresco ma, tutto sommato, gradevole. Vedo qualcuno già in canottiera, altri con la maglia a maniche lunghe. Ho in mente di vestirmi come alla ‘Cagliari Respira’ anche se mi sembra ci sia più caldo.
Alle 10 torno in macchina per cambiarmi e per sistemare il pettorale sulla maglia coi magnetini già sperimentati nella gara di due settimane fa. Passare dal giubbotto alle maniche corte non è semplice e cerco di riscaldarmi riempiendo le gambe con una crema magica che fa andare a 3 min/km…
Nel percorso di rientro, verso l’area partenza, ci sono i bimbi che stanno gareggiando. Sono velocissimi e competitivi. Si meritano un grosso incitamento, anche per contraccambiare i momenti in cui sono loro ad incitare noi grandi.
Ho una trentina di minuti per riscaldarmi. Cerco di non distrarmi troppo e mi concentro su una serie di esercizi di stretching, quindi un po’ di corsetta e qualche allungo in salita. Il cuore batte forte. Stavolta non ho la fascia cardio, penso di non usarla più in gara per evitare fastidi e soprattutto per non avere elementi di distrazione. Probabilmente tra qualche tempo non metterò più nemmeno l’orologio. Ormai penso di capire quali siano i miei BPM ‘a sensazione’. Comincio a sentire caldo al punto che valuto di togliere la maglia bianca della gara ‘Corri Molentargius’ per restare solo in canotta. Penso anche che non so dove mettere la maglietta quindi non modifico la mia configurazione.
Alle 10,30 mi posiziono in prossimità dell’arco gonfiabile. E’ ancora presto, probabilmente le gare dei bimbi non si sono concluse. Alle 10.45 gli atleti cominciano a coprire gli spazi utili. Penso si parta alle 11. Stavolta non abbiamo bollini di preferenza. Potrei piazzarmi sulla linea di partenza, ma evito per rispetto degli atleti più forti. Mancano dieci minuti. Dieci minuti molto intensi perché improvvisamente piomba tra noi runner il ricordo di Giancarlo Mura, l’atleta a cui è dedicata la gara. Non ho conosciuto Giancarlo. Sicuramente tanti altri atleti non lo hanno conosciuto. Ma è come se tutti l’avessimo conosciuto. Le parole che pronunciano prima Efisio, poi la sorella di Giancarlo, sono commoventi, fanno venire i brividi e contribuiscono ad incrementare incredibilmente il desiderio di correre. Infatti dopo il minuto di raccoglimento mi sento molto carico e non vedo l’ora di scattare.
La partenza è in una discesa veloce e divertente. Mi sento ben riscaldato e, senza il cardiofrequenzimetro, anche più ‘leggero’! Cerco di capire subito quale passo è conveniente tenere. Non è facile andare a passo costante, ci saranno troppi saliscendi quindi approfitto della discesa iniziale per far girare le gambe in scioltezza cercando di ricordarmi le regole per la corretta andatura. Si scende sulla strada normalmente aperta al traffico per poi entrare al parco, sulla destra, in un percorso piacevole nel quale intravedo la stazione di rifornimento nella quale, oltre all'acqua, viene fornito un sottofondo musicale molto energizzante. Il gruppo è ancora numeroso, si corre assieme, si ha il tempo di scambiare qualche chiacchiera che si mischia al tipico suono scarpa-asfalto. Il saliscendi è strano: in distanza la salita sembra ripidissima, fortunatamente man mano che ci si avvicina la pendenza si rivela inferiore. Dopo una svolta a U si conclude il primo giro, si ripassa nel punto di partenza, stavolta in verso opposto e si gira a sinistra verso la temuta salita. La percorro senza esagerare, a piccoli passi. Qui man mano che si avanza la pendenza aumenta. Viene voglia di farla camminando. I nostri amati fotografi stavolta si sono piazzati nei punti più duri, noi andiamo talmente piano che abbiamo tutto il tempo per fare una faccia simpatica. Arrivo in cima con le gambe che quasi si bloccano. Il cuore sarà arrivato a 180 BPM. Dopo ogni salita massacrante c’è la discesa per riposarsi. Sento fatica anche in discesa. Probabilmente sono teso per paura di farmi male. Ci penso un po' e decido di lasciarmi andare alla forza di gravità. Funziona. Il cuore ritorna a battiti non preoccupanti, le gambe accettano la pendenza favorevole. Il rettilineo è una vera goduria. Forse sto volando a 3.30 min/km. Terminata la discesa, tra graditi incitamenti e fotografie, ripercorro il saliscendi già fatto nel primo giro e penso “ devo fare altre due salite!”. Non ho sete. Il rifornimento è esclusivamente ‘energia musicale’. Tutto il percorso dovrebbe avere musica! Sto bene. Non sento fastidi muscolari. Penso che con qualche chilo in meno potrei fare molto meglio. Comincio ad avere pochi atleti nelle vicinanze. Si conclude il secondo giro e si risale. Le gambe sono più dure. Qualche atleta della non competitiva passeggia al centro del sentiero al ché mi viene da dire ‘A destra!’. Rivedo Tore col suo smartphone, vedo anche Stefania e cerco di essere un po’ sorridente, ma sto soffrendo come un dannato. Proseguo a piccoli passi vincendo la tentazione di fermarmi e camminare. Ok è fatta. Si scende tra respiri affannati e sonori fino a quando le gambe si sciolgono. Il terzo giro, come sensazioni, è simile al secondo e termina agevolmente (per modo di dire..) solamente perché, psicologicamente so di dover fare il salitone solo un’altra volta. Per la cronaca, poco prima di girare verso l’arco, mi sorpassa il vincitore che procede con un passo da extraterrestre, apparentemente in relax, come se correre a 3.20 min/km fosse la cosa più normale al mondo. Il mio quarto giro è duro e intenso. Penso in continuazione al traguardo e tale pensiero funge da calamita verso l’arrivo. Salto il rifornimento anche stavolta. Sento delle voci che dicono “ in salita sulle punte, in discesa lasciati andare”. Non sono frasi rivolte a me, ma è come se lo fossero. Sono i suggerimenti di qualche trainer che incita il suo allievo. Ad un certo punto vengo sorpassato da tre individui, talmente veloci e rilassati che sicuramente stanno svolgendo un allenamento ‘tranquillo’. Non sogno minimamente di unirmi a loro e non ho nemmeno spinte di orgoglio per raggiungerli. Verso l’arrivo cerco di capire se posso fare uno sprint, per mia soddisfazione personale. Il percorso, per gli atleti che finiscono, è su un tappeto largo un metro. Una sorta di imbuto che dovrebbe anche agevolare i giudici nella rilevazione dei numeri di pettorale. Davanti a me c’è un’atleta. Decido di superarla. Probabilmente in maniera poco carina .. passo alla sua destra a tre metri dalla linea d’arrivo, nello spazio ridotto della corsia e mi esce un urlo animalesco. Non oso pensare alla mia faccia in quel frangente. Son fatto così. La fatica della gara la devo esternare con l’ultimo scatto. Percorro una decina di metri per riprendermi. Mi siedo vicino ad Angelo che non sembra soddisfatto della sua gara. Alcune Promoter offrono la bevanda che ti mette le ali. Prendo una lattina immaginando che un sorso dell’energizzante possa farmi rinascere. Non è così.. Mi sento lo stomaco bruciare. Abbandono il toro rosso per ingurgitare arance, banane e the caldo. Lo stomaco ringrazia e le energie ritornano magicamente.
L’orologio mi dice che ho fatto la gara con un passo medio di circa 4.42 min/km. Sono soddisfatto. E’ un buon risultato per le mie attuali condizioni. Risultato a parte ho avuto buone sensazioni ed è quello ciò che conta. La consegna del chip mi permette di ricevere il pacco gara che contiene una maglia tecnica molto bella, perfetta per gli allenamenti di gruppo dove è necessario avere colori ben visibili.
Il parco del colle è strapieno di gente. Il ristoro è veramente ricco e non finisce qui perché annunciano che ci sarà dell’altro. Infatti cominciano a comparire piatti con riso, salame, formaggio, pizzetta e tramezzino! Mangio assieme a Stefania la quale, poco dopo si unisce ai volontari per distribuire i piattini coi dolci. Recupero una birra Ichnusa e un piatto con ciambelle e crostate. Assisto alle premiazioni, felice di vedere tanti compagni sul podio e, soprattutto, ultra felice per il podio di Egidio che riesce sempre a ritagliarsi i suoi momenti di gloria con prestazioni importanti e d’esempio per atleti ben più giovani.
Faccio rientro a casa soddisfatto per aver partecipato ad una vera e propria festa dell’atletica, organizzata alla perfezione, con tanto cuore.
Si conclude la stagione 2015, una stagione con tanti piccoli ‘podi’ personali, in ognuna delle 16 gare che ho fatto. I miei obbiettivi per il 2016 sono semplici: allenarmi – divertirmi – migliorare.
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