Corrado Mazzetti. |
Uscito dall'ospedale, confesso, avevo voglia di piangere, anzi ho proprio pianto ma poi mi sono ricordato che da bambino, quando avevo voglia di piangere perché un dolore o una insoddisfazione stava per invadermi, l'unico modo per farmene una ragione era correre. E la mia corsa era una cosa nascosta dove rinchiudevo pudicamente la mia eccessiva sensibilità. Mi guardavo intorno e niente intorno a me piangeva e quella condivisione di affetti era una bella ricompensa che riuscivo a donarmi fino a rassicurarmi. Correndo si vedono cose che altri non sembrano notare, lo sguardo va oltre le forme ed ogni cosa che si affaccia alla mente è la tua mente. Correndo si impara ad ascoltare, ad ascoltarsi, ad annusare cose che altri non riescono a fare senza farsi ingannare dalla vista perché le visioni possono sedurre con le loro apparenze di certezze. Quando corri le cose che vedi ti comunicano che il tuo mondo reale non è solo quello. Ti interroghi, vai avanti e non ti fermi. La corsa è una figlia, è là che ti attende, vuol capire il tuo valore per assumere un suo valore, la vedi e non puoi accontentarti di solo ciò che vedi. Quando corri se guardi e basta non vedi niente come ad una figlia, se le parli e basta ma non l'ascolti, non le lasci niente di utile. Se impari ad osservare la tua intima essenza, la verità dentro di te e non l'inganno di come appari, solo allora riesci a capire che non puoi vivere diversamente da quello che eri da bambino.
Abbiamo festeggiato con una bottiglia di Chianti pregiato, sono quasi astemio e come si beve una bottiglia di buon vino? Che stupido, allo stesso modo in cui si corre una maratona, chilometro dopo chilometro, e quindi bicchiere dopo bicchiere, lentamente perchè cari amici sono sempre convinto che IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE!
Scritto da Corrado Mazzetti il 19-12-15 nel suo profilo di facebook.
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