Nella deambulazione, nella corsa e nel movimento in genere, le braccia rivestono un ruolo molto importante. Infatti, durante l’esercizio fisico, il corpo umano si muove in maniera armonica e in modo sinergico. Nell’azione di corsa, soprattutto quella di lunga durata, il movimento delle braccia influenza il mantenimento dell’equilibrio e del ritmo. Nelle gare di corsa di sprint o nelle gare di mezzofondo e fondo, dove c’è un rush finale, le braccia ricoprono anche un ruolo di propulsione, aiutano a completare la spinta e danno sostegno.
Per quanto riguarda la posizione corretta delle braccia, si dovrebbe avere un’apertura naturale dell’angolo avambraccio-braccio di circa 45°, tenendo presente che le mani-polsi dovrebbero sfiorare le creste iliache. Se si hanno un’apertura o un angolo troppo chiusi, si rischia di creare tensioni alle spalle, con conseguenti spreco di energia, un’azione di corsa macchinosa e poca scioltezza. Questo vale principalmente per i caucasici.
Analizzando altre etnie, vediamo invece che gli atleti africani hanno generalmente un angolo avambraccio-braccio molto chiuso, in particolar modo gli atleti di endurance, con un’azione di gambe molto ampia ed elastica. Se guardiamo invece gli atleti asiatici, come cinesi o giapponesi, ci troviamo di fronte ad atleti di mezzofondo e fondo che hanno un angolo avambraccio-braccio molto aperto e un’azione di gambe molto corta (quindi con frequenza maggiore). Queste differenze sono dovute sia alle caratteristiche antropometriche, sia a stili di corsa propri delle scuole di formazione.
In qualsiasi disciplina sportiva, si è vista l’importanza di armonizzare tutti i segmenti del corpo, perché si muovano in modo sincrono e ritmato. Un buon corridore deve avere una buona coordinazione, una buona mobilità articolare e una buona tonicità di tutti i distretti muscolari, con il fine ultimo di ottimizzare il gesto per economizzare le energie e sviluppare la massima potenza.
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