Le gare di cross sono
state sempre la mia passione. Mi piace soprattutto cercare di interpretarle e
viverle appieno nella loro difficoltà. Come atleta ne ho corso una cinquantina
cogliendo anche 3 titoli regionali. Proprio
le “campestri”, per cui, le aspettavo con trepidazione. Finalmente eccole
arrivare. Le ho preparate lavorando negli allenamenti con le ripetute brevi in
salita ma soprattutto intervallando
spesso le diverse velocità su percorsi misti.
Qualche giorno prima
della gara ho avuto la possibilità di verificare gli atleti iscritti alla gara
e ciò mi ha permesso di farmi un’idea di quali sono le forze in campo. Conoscere
in anticipo i propri avversari di gara, ossia coloro che fanno parte della
propria categoria, a me serve per trovare le motivazioni giuste per affrontare
la gara. Gli iscritti della categoria SM55 sono 27, ma le persone che possono
crearmi qualche problema non sono tante. Tra l’altro mi trovo a gareggiare
nella parte più a nord della Sardegna e ci sono tanti atleti che incontro
raramente nelle gare che in genere faccio dalle mie parti. Certamente l’atleta
più accreditato, a mio avviso, per competere a raggiungere il primo posto di
categoria potrebbe essere Tore. Già in altre gare, con Tore, ho avuto modo di
correre al suo fianco e conosco bene le sue qualità. Tra l’altro Tore è appena
entrato in categoria (SM55) mentre io mi trovo al 4° anno di categoria.
Alle 10,30 ha inizio la
gara. La partenza, come al solito, la faccio abbastanza intensa. Ho bisogno di
trovarmi sin dall’inizio in una buona posizione costringendo eventualmente gli
altri atleti a superarmi anziché avere io questa incombenza. Dopo poche
centinaia di mt mi trovo intorno alla decima posizione. Considerato che in
partenza saremo stati circa 90 atleti mi rendo conto di trovarmi in un punto
privilegiato. Il problema è rimanerci. Tra l’altro se consideriamo che i
partecipanti a questa gara sono gli atleti con età inclusa tra i 35 e i 59 anni
mi sembra di essere ben messo dato che la mia età è molto più vicino agli
atleti più “maturi” che non ai 35 enni.
Il terreno di gara non è agevole.
Gli organizzatori della cittadina “turritana”
hanno dovuto ricavare un circuito gara da un terreno incolto, dove la
vegetazione è alta e rigogliosa, estirpando tutto ciò che si trovava nel punto
di passaggio. Volontariamente ho scelto di non usare le chiodate in quanto il
suolo è abbastanza asciutto e fortemente irregolare, inoltre le curve non sono
tante. Tra l’altro proprio l’asperità del terreno forse è meglio affrontarlo
con una scarpa che possieda un minimo di potere ammortizzante. Nei 6 giri
previsti per la gara, lunghi poco meno di 1 km, le difficoltà maggiori sono
date sicuramente dal terreno ma anche dal vento trasversale che arriva da sud
ovest. Tra l’altro le folate di vento ci arrivano frontali nella lunga salita
(circa 250 mt) situata nella parte centrale del circuito.
Il primo giro scorre
liscio. Il segnale del primo km, fornito dal mio crono, arriva ben oltre il
punto dove inizia il secondo giro. Occhiata
veloce all'orologio, per capire a che andatura vado, e mi appare un
sorprendente 3’45”. Cavolo, non pensavo di andare così forte. Con la coda dell’occhio
cerco di capire dove si trova Tore, e per fare ciò ne approfitto durante una
curva molto ampia dove si cambia radicalmente il lato del percorso. Accidenti
non è molto distante, saranno circa 20 mt. A parte Tore non mi sembra che ci
siano altri atleti della mia stessa categoria che possano preoccuparmi. Davanti
a me solo atleti più giovani. In ogni caso la vedo un po' dura.
Ormai il gruppo si è
allungato bene. Io mi trovo a pochi metri dai miei compagni di squadra anche se
certamente non credo di reggere a lungo questi ritmi. Sia Mario (SM40)che
Stefano (SM50) sono più giovani di me e, sicuramente, hanno maggiori risorse
fisiche per affrontare una fatica come questa. Anche loro però, come me, hanno
fatto un viaggio di quasi 250 km e sono in piedi dalla mattina molto presto. Nel
secondo giro comunque le condizioni fisiche sono ancora buone. Cerco di passare
radente ai paletti di ferro posizionati nelle curve per ridurre al massimo la
distanza totale da percorrere. Addirittura in una circostanza vado a colpire il
paletto con il braccio sinistro sbattendo con l’orologio. Per fortuna tutto è
ok, anche se per un po' ho avuto paura che si staccasse l’orologio.
Al terzo giro la fatica
si fa sentire. Ne approfitto per rifiatare un po' durante una lunga discesa.
Ormai l’andatura è leggermente calata e vengo superato da alcuni atleti che già
da tempo mi pedinavano. Per fortuna Tore ancora rimane dietro di me. Nel quarto e quinto giro stringo i denti e cerco
di tenere il ritmo. Un’occhiata veloce sul crono mi fa capire che l’andatura è
vicinissima a 4’ a km. Passo sotto l’arco per iniziare l’ultimo giro e sento
l’incitamento di tanti amici posizionati proprio in quella zona. Ultimo sforzo.
La fatica si fa sempre più intensa. Da un momento all’altro mi aspetto di
vedere Tore che mi sorpassa. Poco prima che inizi la salita mi trovo a superare
due atleti che corrono affiancati e mi costringono ad allargare un bel po' sul
percorso, proprio prima di una curva in senso opposto. Accidenti, bisogna
reagire. Se voglio arrivare il primo di categoria mi devo giocare tutte le
carte disponibili. Come d’istinto vado a spingere sulle gambe e affronto la
salita come se fosse la fase finale della gara. Mi sento sfinito però riesco ad
arrivare sino alla parte più alta del circuito spingendo sempre forte. Nell’affrontare
la curva posizionata più in alto, volgo lo sguardo per vedere a che punto si
trovi Tore. Niente. Non riesco a vederlo. Ho bisogno di un'altra occhiata più
attenta per vederci un po' più chiaro. Ok, ora l’ho visto. Tore si trova a
circa 50 mt di distanza e mancano ancora circa 400 mt all’arrivo. E’ fatta! Sento
le voci lontane dello speaker che annuncia i primi atleti arrivare. Ormai le
motivazioni aumentano alle stelle, ma anche la fatica non è da meno. Rifiato
leggermente in una breve discesa e mentre mi accingo ad affrontare una delle
ultime curve mi trovo sul lato del percorso il mio compagno di squadra Stefano
completamente fermo. Istintivamente gli urlo di riprendere la gara, dato che
ormai mancano poche centinaia di metri, e lo supero girando nella curva a
destra. Altra breve salita controvento ma ormai la stanchezza non la sento più
di tanto. La certezza anticipata di aver conquistato il primo posto di
categoria mi fa vivere in una sorta di “estasi”, tanto da non sentire quasi più la stanchezza. La spinta sulle gambe avviene quasi per
inerzia. Ultimi 150 mt di discesa verso l’arrivo. Sento il pubblico che mi
incita e indirizzo il mio sguardo verso l’arco di gomma che rappresenta il
punto d’arrivo. Davanti a me non vedo altri atleti ma poi scoprirò che ad
anticiparmi nella classifica assoluta è stato proprio Mario, il mio compagno di
squadra. Stefano invece arriverà poco dopo di me e ciò mi fa veramente piacere,
in quanto, può darsi che sia stato proprio il mio incitamento a farlo riprendere
a gareggiare. Tra l’altro arriva anche primo della categoria SM50.
Al secondo posto del podio Tore. |
Finalmente l’arrivo. Sono completamente stremato. Nonostante ciò riesco a trovare la forza per
sollevare al cielo le braccia e salutare tutto il pubblico. Ho quasi difficoltà
a bloccare il crono del mio orologio. Ci vuole quasi un minuto per riprendermi
dalla fase di fatica intensa. Come mio solito mi avvicino a salutare tutti gli
atleti che trovo li vicino. Sono tutti super stremati. Stretta di mano
soprattutto con Tore che arriva con una buona manciata di secondi dietro di me.
Abbiamo anche la possibilità di scambiare a caldo qualche impressione sulla
gara. A parte la difficoltà del percorso Tore rimarca proprio il fatto che
quando mi ha visto cambiare ritmo, in quella salita, ha perso tutte le speranze
per raggiungermi. Io in ogni caso mi complimento con lui per avermi seguito a così
breve distanza, per quasi tutta la gara, e gli faccio notare che magari avrebbe
dovuto osare un po' di più nella parte centrale della gara. Certamente aver
gareggiato con un avversario come Tore mi ha favorito ai fini del risultato
finale ma soprattutto mi ha permesso di trovare dentro di me tutta quella forza
agonistica che magari in una gara più semplice non avrei mai tirato fuori. Tra
l’altro anche aver raggiunto la 12^ posizione assoluta oltre ad aver raggiunto
la prima posizione di categoria è per me motivo di grande soddisfazione.
Le foto sono state gentilmente concesse da Katiusha Sitzia.
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