Con il n° 1394 Maurizio Lepori. |
“Genti macca in
logu strintu”… a pronunciare questa frase, con un marcato accento casteddaio, è
un tizio posizionato a pochi passi da me… e appena la sento mi vien da
sorridere, perché trovo che fotografi alla perfezione la situazione nella quale
mi son cacciato.
Mi trovo a
Oristano, in via Duomo, proprio nei pressi del punto nel quale viene
posizionata la stella per la Sartiglia, circondato da una torma di figli di
ASICS, in attesa dello start della terza edizione della “Mezza maratona del
giudicato”.
Invece no, in
barba alle previsioni sfavorevoli, fin dalle prime ore di quella domenica
mattina, Oristano è invasa da una marea di magliette colorate provenienti da
tutta la Sardegna. Ho parcheggiato in via Cagliari, poco distante dal punto di
partenza e in giro è tutto un brulicare di queste magliette che corricchiano
per riscaldarsi, fanno stretching e vagano alla ricerca di un bagno. I runners
bevono parecchio, soprattutto in prossimità della gara, perciò capita spesso di
fare lunghissime file prima di poter riuscire a svuotare la vescica. Io però la
so lunga, perciò mi allontano dal centro e cerco un baretto un po’ fuori mano,
dove bevo un caffè e… prendo posto nella fila, che conta almeno 15 maschietti e
altrettante femminucce.
Non ho tempo per
cercare un altro bar, manca poco più di un quarto d’ora alla partenza e nessuno
dei presenti abbandona la propria posizione. Sono in ritardo sulla mia tabella
di marcia, ma nell’attesa ho il tempo di riflettere e ricordare a me stesso che
mi trovo a Oristano per un semplice allenamento. Non sono pronto per affrontare
una gara ad alto ritmo, perché son stato fermo un mese per via del solito
ginocchio “ballerino” e ho ripreso ad allenarmi solo da venti giorni.
La corsa è uno
sport bellissimo ma anche crudele, perché ogni volta che interrompi per un
certo lasso di tempo gli allenamenti, azzera tutto ciò che avevi fatto nei mesi
passati… ti costringe a ricominciare da zero.
Quando a
dicembre ho portato a termine la Karalisrun di 10 km avevo un passo gara di
3.52 minuti a km, mentre ora mi andrebbe di lusso sostenere un passo da 4.20 a
km.
La corsa è uno
sport crudele perché quando sei fermo non fai altro che pensare di andare a
correre, e per questo soffri. Io personalmente, nel mio mese di “fermo
biologico”, mi son ritrovato a osservare con sguardo languido quelle persone
che vedi correre la domenica mattina dei giorni di festa, quando magari il
cielo è scuro e minaccia pioggia… mi son ritrovato a provare una profonda
invidia per questi soggetti, che la più parte della gente che li vede passare
non esita a definire coglioni.
Lo confesso,
anche io sono un coglione.
La corsa è uno
sport crudele perché quando finalmente ti riprendi dall’infortunio e ricominci
a correre ti senti pesante come un bue muschiato, trascini i piedi con una
fatica immane, senti dolori in certi muscoli che prima neppure sospettavi di
avere e mentre corri pensi “chiccazzomelhafattofareforseramegliodrogarmicometuttiglialtri”…
e per questo soffri.
Nelle ultime
settimane ho stretto i denti, ho sofferto per cercare di recuperare una forma
accettabile, ma non ce l’ho fatta, il tempo non è bastato. Però Betti mi ha
detto che dovevo andarci lo stesso a Oristano, prendere la gara come un
allenamento, “Che tanto anche al massimo della tua forma medaglie a casa non ne
porti comunque”. Che carina! Riesce sempre a trovare le parole giuste per
motivarmi… quella donna.
Comunque sia,
mentre attendo il mio momento per usufruire del servizio igienico, non ho buone
sensazioni, mi sento come lo studente che arriva impreparato
all’interrogazione, mi sento di non aver fatto il mio dovere, sento
l’agitazione che sale mano a mano che il momento decisivo si avvicina… e come
spesso mi accadeva a scuola nei giorni d’interrogazioni, appena arriva il mio
turno entro nella toilette e mi sciolgo letteralmente in merda.
Arrivo al punto
di partenza svuotato di ogni “tensione”, correndo piano, salto tutta la fase
del riscaldamento e mi infilo nella muraglia umana che si è ormai assiepata
sotto l’arco gonfiabile. Anche questa volta devo rinunciare alla possibilità di
partire tra i più forti e vederli in azione da vicino, ma forse è meglio così.
Davanti a me ci
stanno almeno 200 corridori, ma dietro di em la muraglia umana è ancor più
lunga, anche se meno compatto, la calca è meno opprimente della corsa di
Cagliari, questa volta non sento salire l’adrenalina, sono abbastanza freddo,
forse perché so che non sono lì per competere con nessuno, nemmeno con me
stesso…. Devo solo andare con un passo tranquillo e “fare la gamba” per le
prossime gare, punto.
Ma poco prima
dello start parte You Shook Me All Night Long degli AC/DC e io vengo scosso da
un fremito che percorre la mia colonna vertebrale facendo la ola… Io comincio
già a fantasticare di una gara da protagonista ma una voce dietro di me
provvede a smontarmi - “Minca oh, non sanno neppure scegliere la musica per
caricarti!”-... E’ sempre lo stesso tipo di “genti macca in logu strintu”, e se
prima mi era risultato vagamente simpatico, ora lo trovo noioso e detestabile,
come tutte le persone che non manifestano entusiasmo per le mie preferenze
musicali.
Comunque parte
il conto alla rovescia, parte la gara, e nei 15 secondi che impiego a
raggiungere l’arco gonfiabile della partenza dimentico tutti i miei buoni
propositi di fare una corsa tranquilla e regolare, e parto con un ritmo
superiore a quello che il mio fisico può reggere, condannandomi a 12,5 km di
pura agonia.
Lo scrittore maratoneta
Murakami Haruki (quello di “Kafka sulla spiaggia”, per intenderci) dice che il
dolore non si può evitare ma la sofferenza è opzionale, e io a Oristano ho
scelto consapevolmente la sofferenza.
Concludo il
primo km in 4 minuti e 5 secondi, lo sento dal commento di un figlio di ASICS
che consulta il suo cronometro… mi accorgo di aver esagerato e cerco di
rallentare, ma non son certo di esserci riuscito, perché la mia testa dice di
andare a manetta e recuperare terreno dai primi. Per i primi km la cosa va
bene: quando usciamo dal centro abitato sorpasso un sacco di magliette, ma lo
faccio con estrema fatica. Dopo il 5 km il gruppone che ho davanti si divide:
quelli che fanno la mezza maratona si dirigono verso Torre Grande, mentre noi
della 12,5 KM imbocchiamo una rotonda che ci riporta in città, dopo aver
passato il Tirso. Faccio un po’ di strada con un ragazzo della società Sarrabus
Runners ma lo perdo al rifornimento… non ho ancora imparato a bere in corsa
senza compromettere la respirazione… sono ancora un novellino, oltre che
coglione.
Sul ponte il
ragazzo del Sarrabus aumenta il ritmo e va via definitivamente, successivamente
sento dei passi che arrivano da dietro. Il mio ritmo si è abbassato
notevolmente perché comincio a subire una serie di cocenti sorpassi ai quali
non riesco proprio a reagire: ne conto almeno sei.
Il fiato diventa
sempre più corto e comincio a sbuffare come una locomotiva, proprio come faceva
Emil ZatopeK, il portentoso atleta ungherese detto appunto “la locomotiva
umana” per il suo modo rumoroso di ansimare. In lui mi ci rivedo molto… perché
anche io, proprio come lui, non brillo per l’eleganza della corsa (“Correrò con
più grazia quando a vincere saranno i corridori con lo stile migliore” disse un
giorno a chi lo criticava per questa sua caratteristica)… e anche io, come lui,
ho una attaccatura dei capelli alta… molto alta. È un vero peccato che le cose
che abbiamo in comune si limitino a quelle sopraelencate; sì, perché il buon
Emil, oltre che a sbuffare come una locomotiva, andava anche forte come una
locomotiva, mentre io in rapporto vado come un carro trainato da buoi stanchi e
sbuffo semplicemente per restare vivo.
Al km 7 trovo
finalmente un obiettivo stimolante … in lontananza vedo delle gambe di donna…
delle belle gambe che girano fluide e leggere, sotto una chioma bionda raccolta
in una coda. Decido di raggiungere quelle gambe, anche se so che non è affatto
facile…. Sogno di raggiungerle e superarle nello scatto finale.
Sogno sì, o
forse sto solo delirando, perché è chiaro che sto finendo la benzina, è chiaro
che il mio organismo si rifiuta di far girare le gambe come vuole la mia testa.
L’atleta bionda tiene un ritmo regolare perché è la prima delle donne, quindi
non deve dannarsi più di tanto perché le sue avversarie son lontane. Lei si
chiama Van Eijk Judith, arriva dal nord Europa, vive in Sardegna da un po’ di
anni e si è affacciata al mondo dell’atletica un po’ tardi, senza aver avuto
preceenti esperienze in altri sport (ho trovato sul web un bell’articolo che
parla di lei)… ma è “tostissima” e va come un treno.
Il sogno di una
volata finale svanisce definitivamente quando sento alle mie spalle in
sopraggiungere di tre cagnacci che hanno fiutato la preda… si sono accorti che
sto perdendo colpi e piano piano, inesorabilmente, si avvicinano sempre più.
Quando mi accorgo del loro sopraggiungere faccio la cosa più stupida che si
possa fare in questi casi: faccio uno scatto, uno scatto di venti metri circa
che mi consente di distanziarli un pochino ma che mi fa andare completamente
fuori giri. Ero ancora troppo lontano dal traguardo, perciò faccio l’ultimo
tratto per le vie del centro trascinando le gambe, rimpiangendo di non aver
fatto abbastanza allenamenti sulla distanza dei 12 km, rimpiangendo di non
essere rimasto a casa, rimpiangendo di esser nato… ma non mollo.
Quando vedo il
traguardo non ne ho più, quando metto piede nel tappeto che sta sotto l’arco mi
fermo completamente…sì, a un passo dal traguardo mi fermo completamente e penso
di mollare tutto e tornare a casa… uno dei cagnacci di dietro mi ruba una
posizione (arrivo così 25° su 230 partecipanti) ma penso che è giusto così, se
lo è meritato. Penso che io ho dato tutto quello che avevo a disposizione in
quel momento… e forse, in fondo, è proprio questo quello che conta davvero.
Il riepilogo della gara di Maurizio Lepori è stato pubblicato nel profilo fb di Maurizio in data 23-02-2016. La gara che ha descritto Maurizio è stata quella di 12,5 km svoltasi a Oristano il 14-02-2016 in concomitanza della Maratonina di Oristano.
Il riepilogo della gara di Maurizio Lepori è stato pubblicato nel profilo fb di Maurizio in data 23-02-2016. La gara che ha descritto Maurizio è stata quella di 12,5 km svoltasi a Oristano il 14-02-2016 in concomitanza della Maratonina di Oristano.
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