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Partenza gara di Olbia. Foto Giovanni Secci. |
A Olbia è in gioco il
titolo regionale dei Campionati di Cross per Società e la nostra società, la “Cagliari
Atletica Leggera” non poteva mancare, anzi, si presenta con una delle
formazioni migliori tra gli atleti disponibili. La partenza da Cagliari avviene
intorno le ore 06,00 del mattino. Occorre arrivare per tempo per smaltire la
fatica del viaggio (280 km), e fare un buon riscaldamento.
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Foto Fidal Sardegna. |
La giornata tutto
sommato non è male, troviamo un po' di pioggia nella parte centrale dell’isola,
ma poi come ci avviciniamo a Olbia non piove più. Semmai il cielo è nuvoloso e
la temperatura è di poco superiore a 10 gradi. La preparazione alla gara la
viviamo con tutto il gruppo della nostra società in uno spirito veramente
festoso e goliardico. L’umore è molto buono e tutto ciò aiuta sicuramente a
stemperare la tensione che ci sarà più tardi nella gara. D’altronde siamo
coscienti di essere una delle società più titolate per la vittoria finale ma
sino a quando tutto ciò non lo decreterà il campo rimane tutto aleatorio.
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Foto Roberto Micheletti. |
Chiodate si o no? Dopo
aver fatto due giri di prova del percorso, lungo poco meno di 1500 mt, opto per
le scarpe normali. Il percorso è completamente asciutto e veloce. Nonostante ci
siano dei punti dove occorre fare delle curve a U non mi sembra che siano
strategiche le chiodate. Bisogna considerare che ci sono lungo il tragitto
anche alcuni punti molto duri, tra l’altro con presenza sporadica anche di
asfalto e cemento, che è meglio evitare. Finalmente ci prepariamo per la
partenza della gara.
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Foto R. Micheletti. |
Lo spazio della partenza
è veramente stretto. L’arco gonfiabile che raccoglie le prime due file di
atleti non permette certamente di annoverare in prima fila tutti coloro che lo
meriterebbero. Io riesco ad inserirmi in seconda fila però rispetto alle altre
circostanze normali mi trovo proprio nella parte centrale dello schieramento.
Non è da me. Qualche minuto di annunci e ricordi, da parte dello speaker, in
memoria della figura a cui è stato intitolato il cross, e ci prepariamo alla
partenza.
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Foto R. Micheletti. |
La tensione è altissima. Tutti sono pronti ad affrontare una partenza
a ritmo altissimo in quanto a circa 30 mt dalla partenza c’è un passaggio in
cemento, lungo circa 3 mt, dove per coloro che calzano le chiodate esiste un
esile tappeto largo poco più di un metro. Dubito che tutti coloro che hanno le
chiodate riusciranno a passare sul tappeto. Sicuramente però tutti quanti ci
proveranno. Il rischio è quello di “cozzare” con le proprie chiodate sul
cemento.
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Foto R. Micheletti. |
Finalmente il via. Sin
dal primo passo mi arrivano le prime strattonate da entrambi i lati e cerco di
reagire anche io. Ma quando da dietro, già al secondo metro di corsa, mi sento
colpire le gambe, perdo completamente l’equilibrio e non posso fare altro che
accasciarmi per terra. In quel momento non capisco un bel niente. Cerco istintivamente
di girare il corpo verso il fianco sinistro e poi arriva l’impatto con il
terreno. Tutto il braccio sinistro mi fa da scudo tra il corpo e la terra, così
come la gamba sinistra. Sopra di me sento dei rumori indescrivibili e non capisco
proprio cosa fare. E’ in arrivo tutta l’onda di atleti che purtroppo devono
passare proprio li (150 iscritti), e ci sono io buttato per terra. In quella
frazione di secondi può capitare di tutto. Per fortuna i due o tre atleti che
mi passano addosso non hanno le chiodate.
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Foto R. Micheletti. |
Dietro di me si trova
accasciato per terra Stefano, mio compagno di società, che invece è stato
colpito dai chiodi di un atleta, proprio tra il petto e il fianco. Non so proprio
cosa fare. Accanto a me sento il rumore degli sforzi da parte degli altri
atleti che, come me, sono caduti per terra e si rimettono in piedi a correre.
Io accuso subito il forte doloro sulle braccia e le gambe, dovuto allo
strisciare per terra. In una frazione di secondi, però, succede quello che mai
ti aspetti. Dietro di me sento che qualcuno mi afferra sui fianchi e mi solleva
da terra come fossi in ascensore. “Corri Anto, corri… raggiungili”. Si tratta
del mio compagno di squadra Giovanni Catte che, venuto con noi a fare la gara
di cross, senza alcuna pretesa di risultato, aveva deciso di partire in ultima
posizione.
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Foto R. Micheletti. |
In quel momento non si è
ancora certi che tutte le parti del tuo corpo siano “funzionanti”. Potrebbe
esserci una lussazione della clavicola così come potrebbe esserci una
distorsione alle braccia o alle gambe. Sai solo che sei nuovamente in piedi e,
forse, puoi ancora partecipare alla
gara. Non c’è altro tempo da perdere. Mi spingo in avanti e via. D’altronde
avevo già azionato il crono e mi trovavo a circa 4 mt dopo la partenza. Due
metri in piedi e due mt di scivolata a terra. Ho capito subito che la mia gara,
a quel punto, poteva ancora aver luogo, quindi anche io potevo fare i miei 6 km
(anzi, per la precisione 5630 mt).
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Stefano Ardau precede Antonello Vargiu. Foto R. Micheletti. |
Impiego una manciata di
secondi (circa 100 mt) per avvicinarmi agli ultimi atleti, già avviati
regolarmente. Peccato, mentre in quel punto gli spazi sono larghissimi,
purtroppo ancora non c’è nessuno da superare. Curva a sinistra e sollevo lo
sguardo. Mi vedo la scia dei circa 150 atleti davanti a me e dentro di me
confabulo, adesso iniziamo a divertirci. Proprio da quel punto in avanti, però,
per circa 200 mt, il percorso si restringe parecchio, consentendo il passaggio a
pochi atleti affiancati.
Ma non ci sono problemi,
la gara è ancora lunga. Il dover superare atleti che vanno intorno a 4’30” (o 5’00”
a km) con la mia velocità, che in quel momento era molto vicina a 3’30”, è
tutto un programma.
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Fase finale dell'arrivo. Foto Secci. |
Inizia un bel gioco di andature e curve brevi, dove occorre
decidere tutto in brevi frazioni di secondo. Non so neanche io come abbia
potuto fare. So di certo che la rabbia dentro di me è talmente alta che mi
permette di fare cose impensabili e inspiegabili. La tensione poi, determinata
dal fatto che anche io sarei dovuto essere tra gli atleti della squadra, che
doveva portare un punteggio interessante, mi dava una grinta veramente alta. In
quel momento non esiste nessun problema fisico. Non conta che avessi passato
quasi una notte insonne per la tensione della gara, o che fossi in piedi da
prima delle 5 del mattino per poi fare 280 km di viaggio. Quelle, in quel
momento, potevano essere solo delle scuse, ci dovevo essere io al 100 %.
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Ultimi 30 mt all'arrivo. Foto Secci. |
In quel primo km di gara
c’era con me un qualcosa che mi teneva compagnia, era il mio pianto. Credo che
nessuno mi abbia sentito. Quando superavo i tanti atleti in gara, anche 2 o 3
per volta, piangevo silenziosamente. Mi sentivo solo io. Il pianto mi dava la grinta
e la forza per tirare fuori tutto ciò che si poteva, e vi assicuro che anche a
57 anni si può tirare fuori tanto. Nell’intensità della corsa, dopo appena un
km di “sorpassi”, ho il piacere di affiancarmi al mio compagno di sventura
Stefano. Anche lui è in forte rimonta, anche lui deve sacrificarsi per la causa
che ci accomuna, ossia arrivare quanto
più in alto nella propria classifica di categoria. In questa fase di spinta
riesco anche a superare Stefano, ma dopo pochi metri vengo nuovamente superato
da lui. Sino all’arrivo Stefano si manterrà sempre davanti a me. Al primo km
sento il “bip” del mio crono e riesco a dare una sbirciata, 3’48” (compreso
almeno 20” di caduta).
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Fase post arrivo. |
Nelle categorie Master che
vanno da SM35 a SM55 i 5 migliori punteggi (massimo 2 per categoria) fanno
cumulo per poi determinare la società vincitrice a livello regionale. Al primo
vanno 40 punti, 39 al secondo e così via. Successivamente gareggeranno gli
atleti da SM60 in su e saranno validi i migliori 2 tempi (per loro al primo
vanno 30 punti e via a decrescere). L’anno scorso i vincitori del titolo
regionale Cross furono gli atleti della “Atletica San Sperate”.
Transito sotto l’arco del
primo giro (circa 1500 mt) in una posizione già soddisfacente, bisogna fare
altri tre giri. Almeno la metà di tutti gli atleti li ho già superati. Essendo
iscritti a gareggiare della mia stessa categoria (SM55) ben 30 atleti, ancora
non riesco a regolarmi dove possano essere posizionati quelli più forti. Continuo
comunque nella spinta forsennata per avvicinarmi all’atleta che credo sia il mio
rivale più accreditato (Tore), e lo vedo in posizione non tanto distante da me
(forse 100 mt). Poi scoprirò che anche lui è rimasto parzialmente invischiato
nella mia caduta, anche se lui si è svincolato molto prima.
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Pochi attimi dopo l'arrivo. Foto R. Micheletti. |
Anche il secondo km non è
male, 3’49”. Oggi non è certamente la giornata ideale per piazzare una buona
posizione assoluta, ciò che è importante è la posizione in classifica per
categoria. Man mano che supero gli atleti che conosco mi rendo conto di come
sono posizionato. Ormai posso anche rifiatare un pochino. Pur non forzando al
massimo riesco ancora a guadagnare posizioni e a chiudere il terzo km in 3’55”.
Ora si presenta la fase più strategica della gara. Ho davanti a me (a circa 50
mt), due atleti della stessa categoria (Marco e Tore), e devo decidere cosa
fare. Decido di non forzare tanto, ma continuare a tenere alto il ritmo.
Nonostante siano presenti
alcune curve a U abbastanza insidiose, nel percorso gara, ho fatto un’ottima
scelta a mettere le scarpe normali. Sicuramente devo rallentare parecchio, ogni
volta che affronto queste curve, però riesco ad andare molto bene nelle
ripartenze. Le chiodate sono molto più impegnative, in quanto mi costringono ad
affrontare costantemente una corsa più “tecnica”, dove occorre poggiare
perfettamente l’avampiede e aprire molto meglio la falcata. Oggi poi, essendoci
dei punti del tracciato durissimi, avrei dovuto trovare un percorso non
lineare, in alcune sue parti, per cui non ne avrei tratto grande vantaggio.
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Dopo l'arrivo. Foto r. Micheletti. |
Ok, è giunto il momento
di superare Tore e Marco. Loro corrono molto vicini tra loro e sono consci di
essere in testa nella categoria. Non occorre fare tantissimo, mi basta un
deciso cambio di ritmo per superarli
entrambi. Mi rendo conto di possedere una discreta forza fisica, da spendere ancora,
ma non è necessario accelerare più di tanto. Quarto km 3’55”. Ora si tratta
solo di monitorare la situazione. Mi trovo a poco più di 1 km dall’arrivo e non
devo lasciare niente al caso. Avendo guadagnato circa 20 mt su Marco e Tore ora
devo valutare come gestire questa fase. Niente rischi, occorre un maggiore margine
di sicurezza e decido per cui di forzare ancora un po' sino a quando la
distanza da loro non mi lascia tranquillo.
Davanti a me ormai
Stefano e alcuni altri amici che ho battuto nelle precedenti gare di cross di
quest’anno, hanno una posizione di oltre 100 mt più avanti. Dopo aver forzato
un po', nel quinto km, vedo subito i risultati nel mio crono. Quinto km 3’51”.
Ormai la posizione è solida. Devo solo controllare l’ultima fase della gara ma
la prima posizione è in cassaforte. Poco dietro di me si avvicina un atleta con
la canotta celeste. Fa parte di una delle società del nord Sardegna (poi
scoprirò che la società è Porto Torres). Avendo io già fatto due gare di cross al
nord (Porto Torres e Alà dei Sardi) conosco ormai gli atleti della mia categoria.
Tra me e me penso si tratterà di un atleta di qualche categoria inferiore alla
mia. Non mi sembra il caso di stare a disputare con lui gli ultimi 200 mt di
gara. Certo, sicuramente tutto sarebbe cambiato se invece avessi saputo che
proprio quell’atleta, un certo Busia, fosse invece della stessa mia categoria.
Purtroppo accade proprio così.
Chiudo gli ultimi 670 mt
in 2’23” arrivando alcuni metri dopo questo atleta sconosciuto. Sollevo in alto
le braccia in segno di vittoria, gesto mio solito quando raggiungo il primo
posto di categoria. Solo un’oretta dopo la gara scopro di non essere il primo
di categoria. Peccato. Nonostante la bellissima gara questo fatto mi crea un
leggero fastidio. Certamente lui era perfettamente a conoscenza che io fossi
della sua stessa categoria e, naturalmente, aveva un deciso interesse a
superarmi proprio nella fase finale. Non solo ho perso la prima posizione
assoluta di categoria ma ho perso anche un punto prezioso per il cumulo finale
per il campionato. Ho corso i 5630 mt in 21’40” con una media di 3’51” a km e
2° di categoria su 28 atleti arrivati (35° assoluto).
Comunque poi alla fine di
tutta la manifestazione saltano fuori i vincitori del Campionato di Cross per
Società. La società vincitrice è proprio la nostra, la “ASD Cagliari Atletica
Leggera”. A questo punto l’amarezza per il secondo posto di categoria svanisce
d’incanto e sopraggiunge la felicità per la conquista di un titolo che è stato
fortemente voluto da tutti i partecipanti in questa avventura olbiese. Per correttezza
nei confronti dei miei compagni faccio un riepilogo dei 7 atleti che hanno
partecipato, con il loro punteggio, alla conquista del titolo: Matteo Tolis (1°
posto SM35, 40 punti); Antonello Vargiu (2° posto SM55, 39 punti); Stefano
Ardau (3° posto SM50, 38 punti); Gianni Riggio (4° posto SM45, 37 punti);
Efisio Erriu (5° posto SM40, 36 punti); Mario Palmas (4° posto SM65, 27 punti)
e Gesuino Atzori (5 ° posto SM60, 26 punti). Bene, la manifestazione ormai
giunge al termine e noi abbiamo un bel viaggio di 280 km che ci aspetta, per
fortuna con la massima felicità.
Per vedere tutti i risultati delle gare (tramite Fidal Sardegna) clicca
qui;
Per vedere i risultati del Campionato di Cross per Società (Fidal Sardegna) clicca
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