Elisabetta e Davide. |
C’è già un discreto fermento in giro. Gli addetti all'organizzazione sistemano le transenne, i tavolini dei bar in prossimità della partenza hanno diversi clienti, le buste coi pettorali attendono di esser prelevate. Sopra un tavolino ci sono tanti trofei. Assieme a Marco ritiro la busta coi pettorali e cominciamo a raccogliere i soldi. Alle 16.30 cominciano a gareggiare i ragazzi, quindi ci sarà la gara femminile poi quella maschile. Sono perplesso per il fatto che si debbano fare 10 giri. E’ la prima volta che mi capita. Penso: e se mi dimentico a che giro sono? Sicuramente ci sarà il contatore dei giri, ma sarà tarato sui più veloci. Io sarò sicuramente doppiato.
Completata la fase della distribuzione dei pettorali mi avvicino in auto per cambiarmi. Tutto è a portata di mano. I bar non mancano. Bevo un caffè per avere un po’ di carica e, mentre i ragazzi cominciano le loro sfide, inizio a riscaldarmi. Mi sento leggermente stanco e poco reattivo.
Probabilmente fare una gara nel pomeriggio non è l’ideale. Il fiato non è un granché, le gambe sono un po’ rigide. Non avverto fastidi muscolari. Cerco di fare corsetta e qualche allungo tenendo sotto controllo l’andamento delle gare giovanili. Non capisco a che ora partirò. Elisabetta ha trovato una location ideale per riprendere la partenza. Non appena parte la gara delle donne l’adrenalina comincia a salire e accelero il riscaldamento con una serie di allunghi. Ok, ci siamo quasi. Lo speaker (diverso dal solito al quale ero abituato ultimamente) chiama gli atleti uno per uno. Numero, nome e cognome. Sembra la chiamata per un esame. Gepi verifica che il numero pronunciato corrisponda al pettorale. Non provo particolari emozioni nel sentire il mio nome, anzi, la cosa mi preoccupa. Vedo tanti atleti forti e, per rispetto, mi posiziono tra gli ultimi. Gepi dice qualcosa sul regolamento, non lo sento bene, parla di squalifiche. Si parte. Tutti sono velocissimi. Parto da dietro al mio passo e immediatamente si presenta la prima curva. Non riesco ad avere dei riferimenti. Vedo tutti i compagni di squadra davanti, troppo veloci. Controllo il mio fedele orologio e cerco di stare sotto i 4.25 min/km. Una nuova curva a sinistra porta ad un tratto di discesa nel quale si può calcare sull'acceleratore. Mi colpisce un edificio con scritto ‘Società operaia 1908’. Dopo la discesa la strada risale e il primo giro è già bello e fatto. Alcuni bambini urlano ‘vai Felice!’. Gepi mi guarda e mi dice ‘ancora 9 giri’. Questa storia dei giri comunque non la digerisco. Leggo un cartello con scritto 9. Ok, siamo in regola. Mi sento già stanco. Probabilmente in settimana non mi sono allenato bene. Elisabetta mi scatta qualche foto. Francesco Mudu, stavolta spettatore, mi incita. Il secondo giro è abbastanza veloce. Non riesco ad avere riferimenti umani. Gli atleti spariscono dopo le curve, non c’è possibilità di correre in sincronia con qualcuno. Al secondo passaggio Gepi mi dice che mancano 8 giri. Tutto funziona bene. Terzo giro, ‘vai Davide!’ di Francesco Mudu, alcuni ragazzi porgono bicchieri d’acqua, non bevo anche se ho la gola secca. Società operaia 1908, discesa, curva, salita, Gepi mi punta dice ‘7 giri’. Mi sembra di essere in un loop infinito. Tutto si ripete precisamente. Ad ogni passaggio immagino di chiamarmi ‘Felice’ per assorbire un pochino l’incitamento dei bambini. Non mi sento brillante, soffro ma evito di rallentare il passo. 6 giri, 5 giri, 4 giri, 3 giri. Comincio a sentire qualche lepre che mi sorpassa. Al penultimo giro Gepi mi dice ‘ultimo giro’. Penso: sarebbe bello! Invece me ne mancano due! Si sarà confuso. Mi vengono anche de dubbi. E se fosse veramente l’ultimo giro? Per caso mi sono confuso tra la Società operaia e l’ultimo curvone !? Il Garmin in ogni caso mi indica la distanza. C’è poco da sbagliare. Qualche atleta cammina con la mano sul fianco. Qualcuno rallenta. Supero altri in evidente crisi. Non riesco a pensare a strategie di sorpasso. Non capisco se davanti ho atleti che percorrono il mio stesso giro. In ogni caso si avvicina il mio vero ultimo giro. Per evitare di confondere ulteriormente il mitico Gepi mi porto sulla sinistra al ché la sua indicazione si riallinea nuovamente con la realtà: ULTIMO GIRO! Non accelero, sono spesso solo. Procedo serenamente al mio passo, salutando definitivamente la Società operaia 1908. Ultimo rettilineo, taglio il traguardo senza alzare le braccia. Anche questa è fatta. Cerco Elisabetta per recuperare la casacca rossoblu e il marsupio. Mi cambio, mangio qualche dolcetto al punto di ristoro e assisto alle premiazioni.
Per vedere tutti i risultati delle gare (tratti da Fidal Sardegna) clicca qui.
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