Chiesa parrocchiale di Guasila. Foto Arnaldo Aru. |
Sotto la tribuna c’è il gonfiabile e i bambini fanno le loro mini gare agguerrite. Andiamo a ritirare i pettorali, il pacco gara e il ticket per la cena. C’è un venticello di maestrale che promette di fornire il giusto refrigerio. Antonio e Arnaldo cominciano a fotografare e a valutare la configurazione ottimale delle fotocamere. Non ho particolari obiettivi per questa gara, mi sento rilassato con una leggera stanchezza dovuta al caldo. La partenza si farà nel piazzale della chiesa della Beata Vergine Assunta (che mi ricorda il Pantheon), a qualche minuto dal campo di calcio. E’ pertanto possibile cominciare a riscaldarsi e fare una corsetta leggera verso il punto di partenza. In pratica facciamo una vera e propria processione dietro a diverse persone vestite in abito sardo. Non riesco a camminare, quindi mi sposto all'indietro per correre e per portare il cuore ai battiti giusti a 20 minuti dalla partenza. Giunti in piazza vengo colpito dalla sua panoramicità. Il sagrato della chiesa diventa, in maniera un po’ irrispettosa e ‘abusiva’ un ottimo punto su cui fare qualche allungo. Riesco a riscaldarmi bene e ad avere tutto ben sotto controllo. Un tizio in bici ci avvisa della pericolosità di una discesa sulla sinistra, da tenere in considerazione in prossimità dell’arrivo. Facciamo una bella foto di gruppo, stavolta con tutti i partecipanti alla gara. Per un attimo apparteniamo alla stessa squadra e siamo tutti, allo stesso modo, desiderosi di far bella figura. C’è un’atmosfera di divertimento che ammorbidisce quella tensione che ho prima della partenza. Andrea ci dice che i top runner partiranno piano, visto che la parte iniziale è in discesa. Sono le 19.30. Si parte!
La discesa è gradita. Non spingo più di tanto, lascio andare diversi atleti che ormai conosco bene. Cercherò di riprenderli nei tratti centrali. Il discorso non lo posso fare nei confronti di alcuni compagni di squadra che hanno un passo decisamente migliore del mio. Marciano più spediti. E’ come se nella loro maglia leggessi 4: 10 - 4:00 – 3:55. Io dovrei fare la gara tra i 4:20 e i 4:30. I saliscendi non mi consentono di fissare il passo. Le salite iniziali le faccio al risparmio, cerco di lanciarmi in discesa e riesco ad acchiappare qualcuno. Mi mancano i tratti pianeggianti nei quali puoi pensare maggiormente alla gestione del passo e ad eventuali strategie. Guardo il garmin per capire se sto andando bene, ma le sensazioni fisiche mi dicono di più. Le gambe vanno bene, leggermente appesantite rispetto alle gare che facevo al freddo. Il cuore dovrebbe essere intorno ai 160 Bpm perché riesco a respirare regolarmente. Insomma ho dei margini. Il percorso è bellissimo. Consente di capire chi c’è davanti, permette di sapere in anticipo se ci sarà salita. Nei tratti in pendenza faccio passetti cercando il più possibile di non rallentare troppo. Intorno a me non ci sono troppi atleti, mi sento tranquillo e quasi rilassato. Questo fatto sicuramente mi fa rallentare. Ogni tanto mi sorpassa qualche ciclista che controlla che tutto stia andando bene. Il fondo è sterrato, in alcuni tratti ci sono pietre da evitare, in altri lo trovo leggermente scivoloso. In prossimità della chiesetta campestre una pattuglia dei carabinieri è sistemata in un punto che si potrebbe sfruttare anti-sportivamente per risparmiarsi la salita e tagliare. Quasi un avvertimento: guai a chi commette una simile infrazione! Superata la chiesetta finalmente si scende e posso accelerare. Da questo punto in poi ho, davanti a me, un atleta che sfrutto come riferimento. Dietro nessuno, forse. Salto tutti i ristori, non ho sete, dovrei bere un po’ in ogni caso, ma va bene lo stesso. Il tizio che mi precede è a circa 20 metri. E’ costante al suo passo, non cede ed è come se, a distanza, percepisse i miei tentativi di aumentare la velocità. Il paese si avvicina, in discesa per fortuna. Le gambe girano agevolmente. Il motore ha il suo numero di giri, ha raggiunto la sua ‘coppia’. Mi sento appagato e trovo qualche momento di adrenalina superando come un treno alcune persone che stanno ultimando la gara non competitiva. Dietro di me qualcuno tenta di riprendermi. Sento le scarpe. E’ come se avessi un occhio posteriore che tiene il tutto sotto controllo. Considerando che il tipo che sta davanti è imprendibile, cerco di non farmi fregare nelle fasi finali. All'improvviso compare Arnaldo che scatta le sue preziose foto-ricordo. Passo di fronte alla chiesa e mi ricordo della discesa pericolosa. Un signore fa da vigile urbano e avvisa di girare a sinistra con cautela. Eccola la temuta discesa. Mi lascio andare. Sento il tipo dietro che si avvicina. Sulla strada ci sono i cartelli che fanno il conto alla rovescia. Per tutto il percorso ho apprezzato il chilometraggio decrescente che, psicologicamente, aiuta di sicuro! Mancano 400 metri. Qualche sterzata a 90 gradi rende il finale molto affascinante. Sento il fiato dell’atleta che cerca di guadagnare posizione. Gioco le ultime energie e accelero scendendo ben sotto i 4 min/km. Entro nella pista per gli ultimi 100 metri. Riesco anche ad avvicinarmi all'atleta che sta davanti, ma la distanza è troppa per fare lo sprint. Accelero comunque. Vedo Antonio che si prepara a fotografare e taglio il traguardo sperando di aver fatto una faccia simpatica. Antonello da un segnale positivo al mio arrivo, vedo poi Egidio che, anche stavolta, è arrivato prima: la sfida tra colleghi di lavoro non sembra avere storie. Ci sono già una cinquantina di atleti in fase di ristoro. Vado a recuperare gli integratori, distribuiti da donne gentilissime che offrono anche ottimi dolci, molto graditi in quelle condizioni. Pian piano arrivano tutti gli altri. Ho impiegato 42 minuti e 13 secondi. Passo 4:28. Va bene. 52° su 142 atleti. Non mi sono spremuto perché non avrebbe avuto senso. Certi percorsi bisogna pure goderseli ogni tanto.
Dopo le premiazioni ci dirigiamo in zona cena. Una grande area con lunghe tavolate. La fila è lunga ma, tra una birretta offerta da Francesco e le chiacchiere post gara, non si rivela noiosa. Il vassoio mi viene riempito con malloreddus da una ragazza gentilissima che mi chiede come è andata la gara. Poco dopo, alla stazione successiva, faccio il carico di carne. Tutto molto abbondante e gradito! Nella tavolata ho l’onore di avere vicino il vincitore, Younes, che mi colpisce per la sua semplicità e simpatia nel gestire le tentazioni di cibi e bevande. Dopo la cena e un po’ di karaoke comincia una spassosissima e infinita lotteria. Un vero e proprio spettacolo cabarettistico nel quale il presentatore sorteggia decine e decine di premi, con battute sempre diverse e divertenti. Una bella idea perché quasi tutti alla fine vincono qualcosa. A me è capitata la fortuna di vincere un set di bicchieri da 0.20 marchiati Ichnusa. Qualcuno ha vinto un maialino, una pecora, un agnellone, una bici, pacchi di pasta, bicchieri, bicchierini e ancora bicchieri ed altro. Facciamo rientro a casa con la macchina carica di roba. Giuseppe e Francesco hanno pure i premi per i loro meritati podi.
Sicuramente non perderò la prossima edizione di questa manifestazione, nella quale sport e divertimento si sono sposati nel modo migliore.
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