Davide Mallus. |
A distanza di un anno mi ritrovo a correre questa bellissima competizione che, tra quelle che conosco, è sicuramente la più originale e spettacolare. Parto prestissimo assieme ad Angelo in modo tale da arrivare a destinazione senza stress. Per entrambi è la seconda esperienza villacidrese, ciò consente di programmare la gara con un riferimento importante basato sulla corsa dello scorso anno.
Arriviamo a destinazione in anticipo, il parcheggio è quasi vuoto. Sistemiamo l’auto accanto a quella di Antonello che oggi farà una gara molto speciale, in compagnia di Armando. Pian piano le nuovo polo bianche con scudetto e colletto rossoblù cominciano a popolare il piazzale nel quale si ritirano le buste coi pettorali.
Prendiamo il nostro numero e il pacco gara che contiene maglietta, lattina di energy drink e alcuni volantini pubblicitari. Le auto continuano ad arrivare e trovano sistemazione negli ultimi posti disponibili nelle vaste aree messe a disposizione. Prendiamo un caffè e ci dirigiamo in auto per la vestizione. La temperatura è gradevole, mi sembra più bassa rispetto allo scorso anno. C’è anche un leggero venticello che potrebbe risultare favorevole. Comincio a riscaldarmi lentamente. Il lago è piatto, meraviglioso! Molti atleti ed accompagnatori fanno dei selfie con uno sfondo unico. Le casse mandano musica dance un po’ datata ma d’effetto. Penso alla gara dello scorso anno e cerco di organizzarmi per ottimizzare le energie. In primo luogo sono consapevole di essere più fresco, avendo fatto l’ultima gara venti giorni fa. Le gambe sono frizzanti e già nel riscaldamento mi sento abbastanza reattivo. L’acqua del lago si increspa leggermente. L’aumento del vento mi fa pensare ad una sorta di aria condizionata naturale che sarà utilissima a metà percorso, tra curve e contro-curve. Col passare dei minuti la tensione cresce. Lo speaker annuncia il tempo che manca alla partenza, esaltando il luogo, la festa, l’atletica e la gente. Faccio qualche foto con Egidio, chissà se stavolta riuscirò a superarlo.. Mentre corricchio sento ‘Ciao Davide’, mi giro, vedo maglie rosse e capisco che è Claudio. Facciamo una foto di gruppo che non raccoglie tutti i compagni, ma il tempo stringe e bisogna posizionarsi per la partenza. Caspita quanti siamo. Tutti attaccati come sardine! Sensazioni piacevoli ovviamente. Risate, allegria, adrenalina ormai note che preannunciano una corsa nella quale ognuno punterà al suo traguardo. Il mio traguardo è quello di tenere una media inferiore a quella dello scorso anno (4:23 min/s). Proprio come lo scorso anno dobbiamo indietreggiare perché diversi atleti sono davanti al tappeto che contiene il rilevatore dei chip. Lo speaker urla più volte, perdiamo qualche minuto. Mi ritrovo a una decina di metri dalla linea. Partiti!Troppa gente davanti a me. Cammino a passo di formica prima di arrivare sulla linea di partenza e premere start sul Garmin. E’ difficile trovare spazi. I primi metri lo faccio a 5.30, guardando avanti e cercando di non calpestare o essere calpestato. Una ragazza cade, poverina, spero non si sia fatta nulla di grave. Dopo le prime curve comincio a ragionare. Posso fare alcune serpentine utili a posizionarmi in compagnia degli atleti che andranno al mio passo. La parte iniziale è in discesa e le curve rendono l’avvio molto divertente. Sento poche voci e tanto rumore di scarpe. Compare Tore col suo cellulare. Tutti fanno gesti, salutano, sorridono o fanno smorfie. Mi sento bene. Non ho caldo. Sento comfort. Ho impostato il Garmin con Distanza-Passo istantaneo e Passo medio. Oggi mi concentrerò sul passo medio, cercando di non farmi superare da un ipotetico avversario che fa la gara a 4.23. Approfitto delle discesine per spingere sull’acceleratore e superare qualche atleta. Affianco la locomotiva sarda che oggi fa da trainer a Katiusha, con importanti consigli. Al primo ristoro acchiappo una bottiglia. Non ho sete, ne bevo un sorso e utilizzo l’acqua residua per fare una mini doccia. Mi pare tutto meglio rispetto al 2015. Probabilmente sto andando piano, ma va bene così. Il mio avversario virtuale è sotto controllo. Sono più concentrato sui miei movimenti. Il paesaggio lo conosco già e non voglio perdere nemmeno un briciolo di energia per guardare di lato. Sento il vento gradevole e rinfrescante. Superato metà percorso penso che le mie recenti gare erano al di sotto dei 10 km. Ora devo stare attento a gestire quel km in più. Non indosso più il cardiofrequenzimetro, ormai da tempo. Penso che tutti gli istanti che perdevo a chinare il capo per leggere il battito cardiaco sono ora trasformati in nuove energie. Respiro senza affanno e faccio qualche sorpasso che serve a gasarmi e a trovare motivazioni. Davanti a me c’è Rodolfo, maratoneta campione e reduce da gare molto impegnative. Provo ad accelerare per guadagnare qualche altra posizione. Le curve e contro-curve non finiscono mai. Vedo Elia in lontananza e penso che non riuscirò a prenderlo, comunque mi basta tenerlo in vista. Comincio a respirare con affanno. Un runner che sta davanti pare muoversi in maniera tale da non essere superato. Sono costretto a traslare di fianco per avere spazio utile. Il passo è intorno ai 4.23. Tutto secondo programma. Vedo il gonfiabile, ma stavolta resto impassibile e consapevole della sua distanza che è sicuramente maggiore di quel che può sembrare. Ancora curva a destra, ancora curva a sinistra. Passa un tizio in bici e, notando che sto scrutando l’orologio mi dice ‘quello lo guardi all’arrivo’. Osservazione giustissima. Ma l’orologio mi fa sapere dove si trova il mio avversario invisibile. Ci siamo, arriva il rettilineo finale. E’ sempre lo stesso. Lungo e interminabile. L’effetto eco fa si che la voce dello speaker si senta dietro e non davanti. Un gruppetto di tifosi mi incita. Ecco che sale la voglia di sprintare. Studio la situazione. Ho parecchi atleti davanti. La cosa è molto interessante. Porto il passo istantaneo a 4.00 min/km e comincio ad accelerare. Elia è sparito, ma una decina di atleti sono raggiungibili. Sono sfinito, ma c’è troppa gente lì sotto il sole. Bisogna onorare i colori rossoblù. Riesco a superare diversi atleti e a tagliare il traguardo prima del mio avversario invisibile. Dimentico di schiacciare i tasto STOP. Vengo bloccato dai giudici che allineano gli atleti per trascrivere correttamente i numeri. Schiaccio finalmente il tasto STOP e leggo il passo medio di 4.19 min/km. Missione compiuta con successo! Con un po’ di grinta in più nella fase iniziale avrei potuto fare anche meglio, ma va bene così. Bevo gli integratori, prendo una bottiglia di the e assisto a qualche arrivo. Angelo è arrivato qualche minuto prima ed è soddisfatto. Anche Egidio è arrivato prima. La sfida col collega di lavoro è rinviata alla prossima gara, magari a San Sperate, ai primi di luglio.
Le premiazioni sono molto ricche, sia di premi che di atmosfera. C’è anche quest’anno qualche lamentela per non so cosa, ma la festa è appena iniziata e nulla può rovinarla. Dopo il sorteggio dei premi della lotteria, nella quale i bambini non vedevano l’ora di salire sul palco ad estrarre i biglietti, ci si dirige in area pic nic per mangiare, finalmente.
Ogni compagno di squadra ha portato ‘qualcosa’ … ma, di fatto, ci sarebbe cibo per sfamare un esercito di atleti! C’è di tutto! Mi hanno colpito le torte, caspita! Torte senza compromessi per soddisfare e far godere i runner dopo i loro sacrifici!
Mentre mangiamo e beviamo allegramente c’è tempo per due chiacchiere con compagni di squadra e atleti di altre società. Parlo molto coi miei amici fotografi Antonio e Arnaldo. Di loro sono sempre sorpreso dalla passione con cui dedicano tempo ad immortalare le nostre gare. Passione costante, genuina e ammirevole!
Tutto è andato secondo le previsioni. Le condizioni climatiche mi hanno consentito di guadagnare circa un minuto rispetto allo scorso anno ma, soprattutto, ho condotto una gara ragionata e studiata in vari dettagli. Il luogo e l’atmosfera di contorno, infine, mi hanno regalato una giornata positiva e tanti motivi di ispirazione nella compilazione di queste righe. Il prossimo appuntamento è a Muravera, il 12 giugno.
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