Foto poco prima della partenza. Foto Valeria Scalas. |
Era da un po' di tempo che non facevo una gara con Armando,
atleta ipovedente di 48 anni, e ci tenevo tantissimo. Con lui ho portato a
termine, con questa qui, ben 17 gare, di cui già altre due a Villacidro. Corriamo
uniti da un cordoncino che ci tiene a circa mezzo metro di distanza, ma all’occorrenza
intervengo anche direttamente con un braccio se si presenta qualche emergenza.
Per il resto, durante il percorso gara, saranno le mie parole a indirizzarlo e
ad avvisarlo in tutto e per tutto. Stavolta so benissimo che sarà più dura
rispetto alle altre edizioni.
Armando è reduce da problemi fisici a un piede per
cui non si è potuto allenare con regolarità in questi ultimi mesi. Per fortuna ultimamente,
tra spin bike e tapis roulant, è riuscito a rimettersi un po' a posto.
La
giornata a Villacidro è leggermente ventilata per cui, nonostante un tiepido
sole, la temperatura è sopportabile. La gara è piuttosto lunga (11,5 km) e non
semplice. Sono presenti costanti salite e discese, seppur brevi, che
costeggiano sempre la diga.Antonello e Armando. Foto Arnaldo Aru. |
In partenza siamo circa 700 atleti ed è un po' difficile
trovare la posizione giusta per la partenza. Non possiamo metterci troppo
avanti altrimenti blocchiamo parecchi atleti che vanno più forti di noi ma
nello stesso tempo non è strategico neanche partire troppo indietro altrimenti diventa
problematico superare altri atleti. Bastano circa 20’ di riscaldamento per poi
indirizzarci nel punto di partenza. Poco dopo le 09,30 avviene la partenza. Mi
rendo conto sin da subito che siamo partiti da troppo indietro. Occorrono circa
15” per riuscire a transitare nel punto in cui viene rilevato il tempo
iniziale. La paura di partire con tranquillità per non sottoporre Armando ad
uno sforzo intenso sin dall’inizio si è dimostrata infondata. Davanti a noi ci
sono decine di atleti, soprattutto ragazze, che vanno ad un ritmo più lento di
5’30”. Per di più generalmente corrono in compagnia tra loro per cui formano
una sorta di sbarramento per noi che, invece, siamo obbligati a correre
affiancati. Il primo km per noi è abbastanza lento (5’16”) e lo trascorriamo
cercando di superare altri atleti.
Finalmente al 2° km riusciamo a trovare una posizione più
consona alle nostre capacità podistiche. Tra l’altro proprio il fatto di avere
maggior spazio e passando sempre nei punti più larghi per avere ampi spazi ci
ha consentito di recuperare moltissime posizioni (2° km 4’41”). In ogni caso
avvertivo delle buone sensazioni da parte sua e ciò mi faceva ben sperare sul
proseguo della gara. Durante il 3° e 4° km ci assestiamo percorrendo finalmente
il ritmo più adatto. Seppure io tendo ad impostare il ritmo in funzione delle
sensazioni e reazioni che avverto di Armando, cerco anche di non tirare troppo
la corda, e dargli quei momenti di recupero che a volte sono fondamentali per
il proseguo. Avendo anche fatto, tre giorni prima della gara, una simulazione
in allenamento sulla stessa distanza (12 km) sapevo benissimo che Armando non
aveva una preparazione tale da poter andare sotto i 5’ a km (3° e 4° km 4’58” e
4’59”). Il 5° e 6° km sono stati decisamente i più duri. Sali scendi continui e
difficoltà da parte di Armando a trovare la concentrazione giusta (5° a 5’06” e
6° a 5’08”).
Per un atleta come Armando, che durante la fase della corsa annulla
totalmente il proprio campo visivo, non è facile trovare la giusta
concentrazione. Ha necessità di avere lo spazio libero davanti a se e quella
tranquillità psicologica di non pensare ad eventuali ostacoli che si possono
manifestare durante la corsa. Anche le curve costanti o le deviazioni per
evitare qualche atleta (che si posiziona davanti) gli tolgono quella serenità
che invece sarebbe molto utili per lui. A volte è sufficiente che lui sappia di
non avere nessuno davanti e di trovarsi un bel rettilineo per avere un
rendimento decisamente migliore. La serenità gli permette di adottare una
tecnica di corsa che, a mio avviso, è veramente bella da vedere. Molto spesso
sono io stesso ad invitarlo a rilassarsi un po' e fare dei respiri profondi per
poi ripartire con la tecnica di corsa più opportuna.
Dal 7° km in poi avviene la svolta. Una leggera brezza
costante e qualche ombra in più rispetto alla prima parte consente ad Armando
di ritrovare delle energie nascoste. Lo vedo più reattivo e determinato e lo
incito a osare un po' di più. Nonostante le curve continue e i sali scendi che
si ripetono ancora più intensamente rispetto ai primi 5 km, lo vedo molto più
collaborativo. Questo è l’Armando che piace a me, capace di soffrire e reagire
(7° km 4’57”, 8° 5’00” e 9° 4’59”). Ormai mancano poco più di 2 km. Si sentono
le voci dello speaker che annuncia i primi arrivi. In linea d’area la distanza
non è tanto però poi c’è da fare un’altra rientranza della diga per cui la
distanza è ancora lunga. Davanti a noi ci sono atleti che arrancano un po' e
manifestano qualche difficoltà. Sia io che Armando diamo un po' di conforto agli
atleti dando qualche consiglio per recuperare.
Se già ritenevo un successo, per Armando, il fatto di
reggere un ritmo da 5’ a km senza avere un adeguato allenamento mai mi sarei
aspettato poi il risultato degli ultimi 2,5 km. Proprio in questi ultimi km riesco
a rivedere il vecchio Armando, quello dei tempi migliori. L’Armando capace di
chiudere una mezza in 1:35’. Naturalmente il ritmo glielo detto io, almeno ci
provo, ma lui reagisce molto bene. Mi rendo conto che vuole arrivare a chiudere
la gara in progressione e lo incito sempre di più. Anche raggiungere un
avversario che si trova a 50 mt diventa per lui uno stimolo per incrementare l’andatura.
Una sfida nella sfida. Pian piano supera diversi atleti e sembra non
accontentarsi. 10° km in 4’50”. Ormai è determinato e mi rendo conto che vuole
arrivare sino alla fine continuando a spingere. Il mio è un continuo
relazionare in corsa di tutto e di più. Salite, discese, loro lunghezza,
pendenza, difficoltà, curva a destra, curva a sinistra, velocità a km, distanza
mancante all’arrivo, ecc. Il mio è un continuo parlare e dettare tutto quanto:
ritmo, respiro, gambe, braccia.
Anche l’undicesimo km è finalmente passato (4’51”) e ormai
ci troviamo nel rettilineo dello sbarramento della diga. In lontananza si vede
l’arco dell’arrivo e sembra non arrivi mai. Per fortuna lo vedo solo io e lui
invece continua a spingere e a tenere sempre alto il ritmo. Breve cenno di
cedimento nei 200 mt finali ma bastano due mie “urlate” d’incoraggiamento e per
fortuna riprende a spingere perfettamente. Finalmente l’arrivo. Certamente è
stato uno degli arrivi più difficili per Armando, però poi ho capito che è
stato anche uno tra quelli dove ha avuto maggiori soddisfazioni. Distanza gara
11.540 mt (abbiamo dovuto sempre prendere la parte più esterna del percorso per
correre liberamente) in 56’58” a una media di 4’59”.
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