Gli atleti della Cagliari Atletica Leggera nel post gara. |
Il quartier generale della manifestazione è il primo parchetto che si trova sulla sinistra dell’ingresso cagliaritano del parco.
Alle 7 c’è silenzio, umidità e bellissimi colori del cielo che fanno immaginare una bella mattinata con clima favorevole. Dopo aver portato un carico di birre nell'area da adibire al ristoro mi reco nel mega parcheggio nel quale cercheremo di far parcheggiare tutti nel modo migliore. Assieme a Francesco e Antonio facciamo un giro di perlustrazione per capire come indirizzare gli automobilisti. Qualcuno arriva addirittura alle 7.30, con largo anticipo: sono gli atleti che, come me, vogliono godersi la gara senza stress e fretta. Man mano che passano i minuti le auto aumentano e cominciano a disporsi ordinatamente nelle aree a spina di pesce. Riempite queste, viene occupato l’ampio spiazzo, un po’ più difficile da gestire. Intorno alle 9.20 lascio il difficile compito di gestire i ritardatari ad Antonio ed Enrico, mi cambio e comincio il riscaldamento. Finalmente entro nell'atmosfera ‘calda’. C’è tantissima gente nell'immensa area verde. Non c’è freddo, posso stare tranquillamente in canotta. Incontro i miei compagni di allenamento coi quali faccio il riscaldamento: corsetta e qualche allungo. Sulle gambe c’è il peso di una settimana di allenamenti intensi ma, tutto sommato, tanta voglia di far bene perché, fortunatamente, i muscoli sono a posto e sembrano rispondere bene. Ho in mente la gara di Villacidro (Il lago di corsa) per il chilometraggio simile (12 km circa). Vorrei muovermi a 4.20 min/km e mentalmente fisso quell'obbiettivo.
La gara è popolatissima. Più di 500 atleti partecipano alla competitiva e in questi casi troverò riferimenti noti da ‘inseguire’ in ogni punto del percorso. Mancano pochi minuti. Mi piazzo in quarta fila, sulla sinistra. Siamo molto stretti. Non sento voci al megafono. Rispetto alle ultime gare (piccoline) sento meno tensione, come se i 12 km fossero una distanza tale da consentirmi di partire più rilassato in una sorta di prosieguo del riscaldamento. Non è così perché improvvisamente vedo gli atleti davanti a me partire a razzo: partenza muta. Aziono il Garmin e cerco di farmi strada. Siamo tantissimi, sono costretto a fare qualche dribbling a destra sull'erba. Per fortuna subito dopo l’uscita al primo cancello è possibile correre agevolmente e senza ostacoli. Il passo iniziale è veloce, l’onda ti trascina e ti fa andare sotto i 4 min/km senza apparente sforzo. Rallento, devo stare al mio passo obbiettivo. Mi infastidisce correre sullo sterrato che presenta diverse asperità, taglio a destra sulla pista ciclabile dove mi si affianca Marco e facciamo diverse decine di metri assieme nel rettilineo che conduce all'area sport nella quale ci sarà da divertirsi. Abbandono il tratto ciclabile e mi affianco al ‘compare’ Angelo che aveva pronosticato una mia rivincita dopo il suo successo alla gara dei Mulini. Entriamo nell'area sport con l’incitamento di diversi compagni di squadra volontari. Dopo il primo rettilineo comincia un percorso labirintico divertentissimo e ben segnalato fatto di svolte apparentemente senza logica per le quali è fondamentale seguire il nastro bianco-rosso sistemato con precisione impeccabile. Conosco a memoria quel parchetto però devo dire che oggi ha un’altra veste, più raffinata e affascinante. I vai e vieni stretti permettono di vedere, su livelli diversi, gli atleti che stanno avanti e quelli più lenti. Per esempio mi si affianca il ‘Newyorkese’ Luca Maini, ma è una vicinanza fittizia poiché, nel tracciato è un centinaio di metri avanti. Procedo bene con discreta riserva di fiato. Mi divertono le discesine e le successive salite. In quell'area immagino sempre una gara cross, sarebbe perfetta! Non ho il cardiofrequenzimetro, penso di essere sui 155-160 BPM. All'uscita dall'area sport percorro pochi metri per poi entrare in un altro parchetto, quello dove i ragazzini si divertono a scorrazzare con le bici. Infatti come volevasi dimostrare noto diversi giovincelli che fanno le loro acrobazie nell'enorme fossato che si trova alla mia sinistra. Esco dal parchetto per riprendere la stradina pubblica nella quale ci fanno percorrere la parte ciclabile. Angelo non lo sento più. Evito di voltarmi a guardare per non perdere concentrazione. Davanti a me c’è la fortissima Silvia il cui passo è un pelino migliore del mio. Nuovo ingresso in area recintata: uno dei parchetti più ampi e verdi di tutto il Molentargius e, a mio avviso, tra i più suggestivi soprattutto d’inverno quando si forma un piccolo laghetto sul sentiero. Non ho sete, non bevo ai ristori e mi sento abbastanza ‘a regime’ col passo predeterminato. Nuovo tratto di strada pubblica e nuovo parchetto (il primo a sinistra per chi arriva da Quartu) che termina, grazie ad una passerella in legno, nella strada che costeggia il canale. Mi si presenta agli occhi una vista magnifica. Raramente in gara faccio caso alle bellezze naturali ma, stavolta, non posso che essere entusiasta per la Sella del Diavolo nitidissima circondata da un cielo fantastico e, in basso, dalle acque delle saline immobili e riflettenti. Un quadro visto mille volte che oggi assume maggior valore. L’estasi dura poco perché mi aspetta un infinito rettilineo nel quale la fatica comincia a farmi rallentare. Il Garmin oscilla tra 4.30 e 4.40. Instauro una sfida con un atleta di Elmas che riesco a sorpassare, che poi mi riprende e che poi riesco a riacchiappare. Nel mentre qualche atleta veloce passa avanti con disinvoltura. Improvvisamente mi si affianca un cane che traina un runner, impossibile stargli dietro. Rientriamo nella strada principale. Ci sono dei cavalli fermi e una fantina a terra, forse è caduta, poverina. Mancano due chilometri. Cerco di tener duro. Sento affanno. Il cuore è sicuramente intorno ai 170 battiti al minuto. Qualcuno ci incoraggia dicendo che è quasi finita. Ma due chilometri sono tanti. Sono i chilometri nei quali la mente comincia a cercare di costruire immagini di tutti i tipi per evitare di sentire il peso della fatica. La postura non è più ottimale, le gambe sono pesanti, vorrei il traguardo a 30 metri. Il mio compagno di allenamenti Stefano mi sta leggermente dietro. Cerco di non rallentare. Mi sorpassa un atleta di Selargius, anche lui difficilmente raggiungibile. All'ultimo chilometro aumento leggermente il ritmo per guadagnare quello che avevo perso dopo la magica visione della Sella del diavolo. Ci siamo. Supero il cancello. Diversi camminatori intralciano la strada ma riesco a dribblarli nella foga agonistica che ti viene quando sai che è quasi finita. Posso fare qualche sorpasso. Mi affianco ad un tizio che immediatamente, sentendosi braccato, accelera. Ne esce una sfida all'ultimo sangue nella quale riesco a guadagnare qualche metro e tagliare il traguardo senza nemmeno le energie per sollevare le mani. Enrico mi blocca per togliere il chip da pettorale. E’ fatta. Il Garmin dice 4.23 min/km. Avrei potuto fare meglio? Chi se ne frega. Va bene così, come sempre. Sono soddisfatto per aver condotto la gara senza problemi, soprattutto muscolari. Devo migliorare il ‘fiato’ e sicuramente gli allenamenti settimanali al campo, pian piano, contribuiranno a farmi raggiungere migliori risultati.
Cerco un cespuglio al riparo da occhi indiscreti e mi cambio completamente. Forse, dopo una gara così intensa, il cambio delle mutande è la cosa più rigenerante che possa esserci.
Dopo le premiazioni (che non seguo, privilegiando le chiacchiere, spaparanzato nel prato, con Betta, Angelo, Marco ecc ), si aprono le danze del rinfresco. Mi piazzo all'inizio della fila e, nel momento in cui Maria Grazia da il via, i miei occhi vedono cose che mai si son viste prima in altre competizioni: torte salate, crepes, pizzette, polpette, uova, altre torte e poi crostate, ciambelle, torte al cioccolato e poi nuovamente torte salate, uova, pizzette e dolci. Un buffett enorme in qualità e quantità che potrebbe sfamare tremila atleti! Complimenti veramente ai miei compagni di squadra che hanno cucinato giorno e notte per deliziarci con tutte quelle bontà! Il bello è che dopo aver sfamato atleti e accompagnatori le cibarie mica sono finite! E vai col secondo giro. Addirittura andiamo coi piattini nel prato per distribuire altre porzioni. Per non parlare delle bibite. Birra a fiumi, vini liquori fatti in casa (ottimo il mirto aromatizzato alla camomilla di Daniel Aresu).
Pian piano risistemiamo le cose per fare ordine. Mario di Cagliari Atletica e Mario di Atletica Selargius ci divertono con gag improvvisate. Mario di Cagliari toglie fuori un barattolo di casu marzu, Mario di Selargius lo nasconde: altre risate. Luca in maglietta e pantaloncini gironzola col cagnolino Cherry.
La giornata è stata perfetta, mite e senza vento. Una giornata indimenticabile nella quale, alla fine, la gara può anche passare in secondo piano (pur ritenendola positiva). Una domenica perfetta nella quale il pensiero costante mio e dei miei amici è stato per il carissimo Mato che in questi giorni è costretto a correre una gara imprevista e difficile. Forza Mato, ti rivogliamo al più presto assieme a noi.
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